GRECIA:
UNA CRISI RIVOLUZIONARIA
Lavoratori e studenti rispondono
Lavoratori e studenti rispondono
colpo su colpo
agli attacchi della borghesia
di Adriano Lotito (*)
Le immagini che tutti hanno visto
sulle televisioni e le testate giornalistiche la mattina del 13 febbraio sono
qualcosa di notevole e di indicativo della situazione sociale europea: la Grecia
in fiamme! Assalto al parlamento! Il Paese sull’orlo del baratro! Eppure il
tremore con cui questi titoli saettavano di giornale in giornale non è bastato a
esorcizzare il conflitto di classe che è esploso in modo imperioso nella “culla
della civiltà occidentale” portando le masse popolari greche in una crisi
rivoluzionaria. Conflitto che prepara il terreno alle future lotte che vediamo
espandersi in tutto il continente europeo.
Le misure padronali contro la crisi: affamare lavoratori e
studenti!
L’ultima scintilla che ha fatto scoccare il fuoco rovente della lotta di classe è stata l’approvazione di una manovra finanziaria che dovrebbe sbloccare una somma di 130 miliardi di euro stanziati dalla Ue per il “salvataggio” della Grecia (in realtà per ingrossare il bottino delle banche private che possiedono i titoli di Stato ellenici). Questo ennesimo piano di austerità, imposto dalla famigerata “troika” (Commissione Ue, Bce, Fmi) ai danni del proletariato greco, è stato preparato dal governo "tecnico" di Lucas Papademos e avallato dal parlamento il 12 febbraio con 199 sì e 78 no, mentre fuori dai palazzi i lavoratori e gli studenti scatenavano una giusta violenza contro questo attacco.
L’ultima scintilla che ha fatto scoccare il fuoco rovente della lotta di classe è stata l’approvazione di una manovra finanziaria che dovrebbe sbloccare una somma di 130 miliardi di euro stanziati dalla Ue per il “salvataggio” della Grecia (in realtà per ingrossare il bottino delle banche private che possiedono i titoli di Stato ellenici). Questo ennesimo piano di austerità, imposto dalla famigerata “troika” (Commissione Ue, Bce, Fmi) ai danni del proletariato greco, è stato preparato dal governo "tecnico" di Lucas Papademos e avallato dal parlamento il 12 febbraio con 199 sì e 78 no, mentre fuori dai palazzi i lavoratori e gli studenti scatenavano una giusta violenza contro questo attacco.
Un attacco ancora più massiccio
di tutte le manovre precedenti e che prevede un drastico taglio ai salari e alle
pensioni, licenziamenti di massa per i lavoratori del pubblico impiego e la
privatizzazione definitiva di quel poco che rimane di “pubblico” nel Paese.
Il salario minimo garantito
subirà una diminuzione del 22% (pari a meno di 600 euro mensili) che passa al
32% per quanto riguarda i neoassunti; il licenziamento di ben 150mila lavoratori
del pubblico impiego entro il 2015 di cui una prima tranche di 15mila
licenziamenti entro la fine dell’anno in corso; la svendita completa di energia
e acqua ai privati, cui si aggiunge un pesante taglio della sanità pubblica. La
commissione europea si è inoltre raccomandata sul fatto che chiunque salirà al
governo nei prossimi anni dovrà continuare questa linea di attacco alle masse
lavoratrici a prescindere da ogni schieramento politico e questo la dice lunga
sul presunto carattere “superpartes” delle istituzioni che oggi più che in
passato si svelano come strumenti di potere dei grandi gruppi bancari e
industriali e veri e propri comitati d’affari della borghesia, Papademos in
Grecia come Monti in Italia. Tutto questo mentre la disoccupazione in Grecia è
arrivata al 21% (cifre ufficiali, sottostimate), percentuale che sale al doppio
per i giovani e le donne.
Il parlamento sotto assedio
Ma come abbiamo visto i lavoratori greci non sono stati certo a guardare inermi la scure del capitale che si abbatteva su di loro, al contrario, hanno imboccato senza esitazione la strada della lotta e della opposizione senza mezzi termini nei confronti del governo e delle istituzione politiche e bancarie europee che hanno ordinato il massacro.
Ma come abbiamo visto i lavoratori greci non sono stati certo a guardare inermi la scure del capitale che si abbatteva su di loro, al contrario, hanno imboccato senza esitazione la strada della lotta e della opposizione senza mezzi termini nei confronti del governo e delle istituzione politiche e bancarie europee che hanno ordinato il massacro.
Si è perso il conto degli
scioperi indetti negli ultimi due anni, lotte che sono culminate nei due giorni
di sciopero generale, 10 e 11 febbraio, e nell’assedio al parlamento di Atene
del 12 febbraio. Il Paese è stato completamente paralizzato, il sistema dei
trasporti in tilt, gli uffici pubblici bloccati per ore, scuole e università
occupate, centinaia di migliaia di lavoratori e studenti hanno calcato con
rabbia le strade e le piazze delle maggiori città elleniche, da Atene a Creta,
da Corfù a Salonicco, passando per molti altri centri minori.
Nella capitale, intorno al
parlamento preso d’assalto, si è sviluppata una guerriglia che non ha precedenti
e che ha visto i settori più combattivi delle masse lavoratrici e studentesche
tener testa per molto tempo alle squadre di poliziotti, difendendosi con tenacia
dai gas lacrimogeni e dalle cariche dei manganelli. Nei giorni successivi gli
apparati mediatici del potere hanno voluto farci credere che Atene fosse stata
messa a ferro e a fuoco da alcuni gruppuscoli di "black bloc" e di
anarcoinsurrezionalisti in maschera che se la sarebbero presa con gli inermi
poliziotti posti a difesa della città. Niente di più falso! Le stesse immagini
parlano chiaro: in prima linea c’erano semplici operai e studenti stanchi del
regime di oppressione e sfruttamento cui sono stati sottoposti da un capitalismo
lacerato da una crisi profonda e irreversibile. E se i media vogliono inculcarci
tali falsità è solo perché tremano al pensiero che tali proteste possano
diffondersi e radicalizzarsi nel resto del continente, minando il potere di
coloro che per decenni hanno succhiato e consolidato enormi ricchezze ai danni
della stragrande maggioranza della popolazione.
Quali direzioni
per il movimento operaio greco?
Le condizioni oggettive per un
superamento rivoluzionario del sistema capitalistico ci sono tutte: povertà e
disoccupazione di massa, grande combattività da parte delle masse lavoratrici
che si unisce anche ad una reale disponibilità allo scontro frontale con gli
apparati repressivi dello Stato. Cosa manca allora per dare il colpo di grazia a
questo sistema che non ha più nulla da offrire oltre a guerre, miseria e
sfruttamento? Cosa manca affinché ci si possa liberare di tutto il putridume
rappresentato da banche, istituzioni politiche e apparati burocratici e
militari? Quello che manca è una direzione politica e organizzativa delle masse
in lotta, una direzione rivoluzionaria, un partito che possa coordinare l’azione
di tutti i lavoratori per fermare la manovra finanziaria e rovesciare il governo
tecnico.
Quali sono le attuali direzioni del
movimento operaio e studentesco? Il Kke, partito di matrice stalinista, che
nelle scorse settimane ha schierato il suo servizio d’ordine a difesa del
Parlamento insieme alla polizia; un partito settario e ultraburocratico che mira
ad approfittare delle lotte dei lavoratori per ritagliarsi uno spazio nelle
prossime elezioni e che intrattiene relazioni diplomatiche con quel che
resta dello stalinismo italiano (come il gruppetto di Marco Rizzo o la Rete dei
Comunisti). E poi Syriza (coalizione di Synaspismos con altre sigle
minori), una via di mezzo tra le italiane Prc e Sel, quindi su posizioni
riformiste e governiste. Per quanto riguarda il
sindacalismo, abbiamo delle direzioni anch’esse burocratiche e opportuniste,
dallo Gsee-Adedy (affiliato alla stessa confederazione internazionale di cui fa
parte la Cisl in Italia) al Pame (emanazione del Kke). Tutti questi
raggruppamenti legati con mille fili al padronato greco, non possono garantire
uno sbocco logicamente rivoluzionario alle lotte di oggi e nei momenti cruciali
si schiereranno apertamente contro le masse greche. Per questo bisogna costruire
quella direzione rivoluzionaria di cui i lavoratori e gli studenti greci, come
quelli di tutto il mondo, hanno bisogno per poter vedere realizzati i loro
bisogni e le loro priorità economiche e sociali.
In questa impresa è impegnata la Lega Internazionale dei Lavoratori – Quarta Internazionale, di cui Alternativa Comunista è la sezione italiana, che raggruppa rivoluzionari di decine di Paesi in tutto il mondo, nella prospettiva di costruire quel partito mondiale rivoluzionario che possa rovesciare il capitalismo e costruire una società socialista.
In questa impresa è impegnata la Lega Internazionale dei Lavoratori – Quarta Internazionale, di cui Alternativa Comunista è la sezione italiana, che raggruppa rivoluzionari di decine di Paesi in tutto il mondo, nella prospettiva di costruire quel partito mondiale rivoluzionario che possa rovesciare il capitalismo e costruire una società socialista.
(*) resp. Giovani di Alternativa
Comunista