Partito di Alternativa Comunista

Dentro Rifondazione

TRAPPOLA PER TOPI
Di cosa si discute nei gruppi dirigenti del Prc  

 

di Francesco Ricci  

Da più di cinquant'anni, con la pioggia e col sereno, in pace e in guerra, in letizia o in avversità, un teatro di Londra mette in cartellone ogni giorno Trappola per topi, una pièce teatrale della giallista Agatha Christie. Ogni santo giorno gli attori indossano i costumi di scena e tornano a recitare la loro parte: otto persone in una casa isolata dalla bufera di neve; tra loro l'assassino.

Verso un simile traguardo di durata sembrano impegnati anche i dirigenti delle tre minoranze del Prc: l'Ernesto, Erre-Sinistra Critica e Falcemartello. Instancabili, da quindici anni, tornano ad ogni riunione del Comitato Politico Nazionale (Cpn) a presentare la loro mozione; ogni volta raccogliendo sempre gli stessi voti (o qualcuno in meno). Come gli attori del St. Martin's Theatre, paiono del tutto incuranti di quanto accade fuori di lì, della situazione nuova che si è creata con l'ingresso di Rifondazione al governo. L'unica differenza (a parte la qualità della sceneggiatura) è che il pubblico pagante invece di aumentare, continua a calare.
Così il "parlamentino" del Prc si è riunito nello scorso fine settimana a Roma e la commedia è stata allestita secondo la tradizione: mancava solo la consueta relazione di tre ore di Bertinotti. Per il resto, nessuna sorpresa, ognuno ha recitato la sua parte.  
Mentre, fuori di lì, il governo di cui Rifondazione è parte integrante (dettaglio che sembra sfuggire a Grassi e Cannavò) prepara la guerra economica in patria contro gli operai e la guerra militare all'estero per nuovi bottini coloniali; mentre quel governo Prodi precipita negli stessi sondaggi, per effetto del semplice annuncio delle politiche pesantissime che si prepara a varare con la Finanziaria; mentre accadono queste cose, Giordano, Gianni, Burgio, Malabarba e il resto della compagnia presentano i loro ordini del giorno, si punzecchiano, aspettano la domenica e poi votano ognuno la propria mozione. La maggioranza è maggioranza, le minoranze sono minoranze, il sipario può calare. Fino alla prossima rappresentazione.  
 
I dialoghi non sono stati scritti con cura. Tutti i bertinottiani intervenuti (si vedano i resoconti su Liberazione) hanno infatti ripetuto la stessa battuta: "certo, non è la nostra Finanziaria, ma con una battaglia emendativa può essere migliorata." Che cosa? Non è la vostra Finanziaria? Ma Rifondazione non è la terza forza numerica di questo governo? La frase è del tutto fuori parte (lo segnaliamo per una prossima recita) se fatta pronunciare a Paolo Ferrero, che sulla scena veste i panni del ministro della Solidarietà Sociale. Fino a che arriva Rina Gagliardi, deus ex machina a risolvere tutto, con la sua consueta fantasia linguistica: quello di Prodi "è un governo di lotta e di mediazione". Davvero notevole: nemmeno i sostenitori dei governi di fronte popolare degli anni Trenta (pur sempre nati in mezzo alle barricate, anche se con lo scopo di frenare la rivoluzione) avevano mai pensato di definire un governo borghese come "governo di lotta". Chapeau!  
 
I dirigenti dell'Ernesto, dopo aver detto e ripetuto una cosa verissima, e cioè che questa Finanziaria è "in continuità con quelle del centrosinistra degli anni Novanta", si sono distinti suggerendo che il Prc "si attrezzi per un duro confronto nel Parlamento e nel Paese (...) per conseguire un risultato complessivo accettabile". Bisogna, hanno scritto nella loro mozione, "incalzare l'Esecutivo con un'efficace iniziativa politica ed una forte mobilitazione sociale per ridurre il peso dei tagli e, in particolare, per cancellare le misure più odiose". Viene da chiedersi: ma li hanno informati che il Prc è forza di governo e non di opposizione?
Siccome la particolare diversità di questa posizione "critica" non emerge con chiarezza, i dirigenti della principale minoranza interna si sono poi accaniti nel denunciare una presunta volontà bertinottiana, nascosta o rivelata (è questo il caso di Alfonso Gianni), di sciogliere il Prc nella Sinistra Europea, abbandonando il nome "comunista" e la falce col martello. Nome e bandiera che loro, invece, intendono difendere. Incuranti dell'evidente contraddizione tra quei simboli e ciò che Rifondazione è in conseguenza di quello che fa fuori dal teatrino del Cpn.  
 
L'altra "area critica", Erre, ha espresso un giudizio ancor più negativo sul governo e sull'orizzonte di Rifondazione. Il governo (è scritto nella mozione presentata) "si muove nelle coordinate disegnate dal multilateralismo in politica estera, lo stesso delle missioni in Somalia e Kosovo, e del liberalismo di Maastricht." Siamo d'accordo. E Rifondazione? Secondo Erre "rischia così di perdere il senso della propria storia e identità". Ah, è solo... un rischio! Per scongiurarlo, Rifondazione deve "riconsiderare la propria presenza al governo" nel caso non riesca a emendare la Finanziaria. Di qui la necessità di "un congresso straordinario del partito". E cosa farà in quel congresso Sinistra Critica? Sicuramente non una scissione, ha ripetuto Cannavò dal palco del Cpn. E cosa, allora? Chiaramente una battaglia di lungo periodo, per la quale l'area si è dotata di una nuova Associazione interna al Prc, costituita nei giorni scorsi con una assemblea nazionale. Un altro congresso! In un partito saldamente in mano (come denunciano gli stessi dirigenti di Erre) al gruppo dirigente bertinottiano, rinvigorito dalla pioggia di poltrone di governo. In un partito in cui i circoli territoriali non esistono più perché i militanti non sanno giustamente sviluppare attività politica reale per un partito "di lotta e di governo" che sostiene un governo "di lotta e di mediazione".  
 
Lo stesso triste orizzonte di una battaglia di lungo periodo accomuna Falcemartello alle altre minoranze. Claudio Bellotti, dirigente di quest'area, ha lamentato che prevalga in Rifondazione l'idea che gli emendamenti alla Finanziaria vanno posti "in un quadro concordato col governo".
 
Qualcuno lo informi, per favore, che il partito di cui è minoranza è entrato al governo.   Questo è il Cpn di Rifondazione e di questo si è discusso nello scorso fine settimana. Mentre le aree del Prc si confrontavano su come emendare la Finanziaria, fuori dal teatro del Cpn la Finanziaria ha continuato a crescere. Ferrero e il Prc la volevano "spalmata" su due anni e di 25 miliardi. L'hanno avuta su un solo anno e di 40 miliardi. E soprattutto con un impianto (che abbiamo analizzato in altri articoli presenti sul nostro sito e sul nostro giornale) che certo non può essere trasformato attraverso "emendamenti": siano essi "concordati" o "combattuti". In quella Finanziaria sono previsti -lo ha denunciato con un documentato articolo Cannavò su Liberazione- aumenti giganteschi delle spese militari: per bombardieri, caccia, portaerei, armi necessarie alle prossime missioni "di pace" in zone petrolifere. Ma non è uno sbaglio emendabile, caro Cannavò: è la Finanziaria di un governo di un Paese imperialista! Una Finanziaria inemendabile per una semplice ragione, evidente ogni giorno di più a un numero crescente di proletari che stanno per farne le spese: gli interessi di classe opposti dei padroni e dei lavoratori non si possono conciliare. Questa legge generale della società divisa in classi, oggi descritta con chiarezza dalla Finanziaria di Padoa Schioppa, continua purtroppo a rimanere incomprensibile ai Grassi e ai Cannavò. Nonostante calchino da decenni il palcoscenico della politica, in quello stesso teatro, in quella medesima recita, ancora non hanno capito chi è l'assassino di questa loro Trappola per topi.  
 
Quanto ai militanti di Rifondazione -di maggioranza e minoranza- che ancora stanno ad aspettare per capire cosa succede e cosa fare, diciamo loro: guardate di cosa discutono nel Cpn del vostro partito, leggete i resoconti di quelle riunioni, sentite cosa dicono i vostri dirigenti, cosa votano, cosa fanno, quale governo stanno sostenendo. E poi chiedetevi se non sia meglio (come hanno già fatto tanti militanti del Prc) smettere di assistere passivamente a quella commedia sgangherata, che non merita nemmeno il prezzo del biglietto; se non sia meglio anche per voi uscire dal Prc e, insieme a noi, riprendere una battaglia politica vera, non recitata, per costruire un partito comunista vero, non da teatro. Quindi un partito che organizzi la lotta contro la Finanziaria dei padroni e contro il loro governo.

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