Ucraina: continua la campagna di solidarietà alla resistenza operaia contro l’invasione russa
di Daniele Cofani
Il 25 gennaio si è svolta un’importante assemblea zoom internazionale organizzata da Alternativa comunista alla quale hanno partecipato, collegandosi da remoto, Alfredo Jimenez, compagno dei Cobas Madrid e Corriente Roja (sezione dello Stato spagnolo della Lit-QI) e Jozwiak Ignacy, militante del sindacato polacco Ozz Inicjatywa Pracownicza (Iniziativa operaia), organizzazione aderente alla Rete sindacale internazionale di solidarietà e lotta (Rsisl): entrambi i compagni hanno partecipato ai convogli di solidarietà operaia in Ucraina che sono stati organizzati dalla Rsisl nei mesi passati. Soprattutto, direttamente collegato dall’Ucraina, è intervenuto Yuri Petrovich, presidente del sindacato indipendente dei minatori e dei metalmeccanici di Kryvryi Rih, impegnato nella resistenza operaia contro l’invasione di Putin. Chi scrive (Daniele Cofani operaio e dirigente di Alternativa comunista sezione italiana della Lit-QI, ndr) ha concluso il dibattito con un intervento di cui riportiamo di seguito per iscritto le parti più salienti. È un’occasione per ricordare che Alternativa Comunista ha deciso di rilanciare una campagna di raccolta fondi da inviare al sindacato dei minatori e dei metalmeccanici di Kryvryi Rih. Tovate qui il link per effettuare le donazioni: https://www.paypal.com/pools/c/8R2rVDebEQ.
L’intervento di Daniele Cofani
Prima di tutto vorrei ringraziare gli ospiti per l’importante contributo e la grande testimonianza internazionale: è qui rappresentato un reale sostegno di classe alla resistenza operaia ucraina, che sta lottando contro l’invasione di Putin ma anche contro gli attacchi ai diritti e ai salari delle lavoratrici e dei lavoratori ucraini da parte del governo Zelensky. Vorrei ringraziare anche la Rete sindacale internazionale di solidarietà e lotta che ha permesso l’organizzazione di due convogli di aiuti in Ucraina e, soprattutto, le organizzazioni sindacali Solidaires di Francia, la Conlutas del Brasile, Iniziativa operaia di Polonia e Adl Cobas dell’Italia che se ne sono fatto principalmente carico.
Dopo le presentazioni e i ringraziamenti, vorrei tornare alla domanda che ci siamo posti per organizzare questa assemblea internazionale: è giusto sostenere la resistenza operaia ucraina? Credo che per rispondere a questa domanda sia utile affrontare alcune questioni che sono al centro del dibattito nella cosiddetta sinistra di classe internazionale che vede profonde divergenze e contrapposizioni.
Russia contro Ucraina è una guerra inter-imperialista?
Il primo tema da affrontare è se la guerra tra Russia e Ucraina sia inter-imperialista; secondo noi, i marxisti devono definire il loro atteggiamento verso una guerra attraverso la caratterizzazione della guerra in corso. Non sempre c’è uno scontro diretto tra potenze imperialiste, come avvenne nelle guerre mondiali, anzi spesso ci troviamo di fronte a guerre tra Paesi oppressi, dipendenti (colonie o semi-colonie) e Paesi oppressori, che ne vogliono conquistare territori e ricchezze: di fronte a queste guerre di dominio noi marxisti non possiamo rimanere neutrali.
È proprio quello che sta succedendo in Ucraina, dove è in corso un’aggressione militare da parte della Russia nei confronti di un Paese (Ucraina) da secoli oppresso, che sta difendendo la propria indipendenza nazionale che, se conquistata con la forza delle masse, potrebbe aprire una crepa nell’imperialismo europeo e avviare un percorso rivoluzionario di ampia portata.
La maggioranza delle organizzazioni di sinistra sostengono che si tratta di una «guerra per procura», in quanto il governo Zelensky è sotto il comando dell’imperialismo Usa e Ue. Noi rispondiamo dicendo che le direzioni imperialiste cercano sempre di prendere il comando di un movimento di liberazioni nazionale per dividersi la loro zona di influenza, per questo motivo la posizione dei marxisti rispetto a una guerra di liberazione nazionale non è determinata tanto e solo dalla sua direzione, ma va tenuto in considerazione il suo carattere sociale e le conseguenze che porterebbe al proletariato mondiale. Una sconfitta di Putin darebbe forza a tutte le lotte della regione. Per la borghesia ucraina e l’imperialismo sarebbe poi difficile disarmare le masse che hanno vinto contro il loro oppressore e che difficilmente poi sarebbero disposte a sottostare allo sfruttamento capitalista. Inoltre tale vittoria darebbe impulso a tutte le lotte dei popoli oppressi contro l’imperialismo.
Invio delle armi o pacifismo?
La possibile vittoria della resistenza si collega direttamente a un’altra importante questione: invio di armi o pacifismo. Chiaramente siamo tutti avversi alla morte e alla distruzione generata dalle guerre, ma noi marxisti sappiamo che non ci potrà essere pace all’interno del capitalismo: i vari Stati capitalisti competono tra di loro generando nuove guerre, così come cercano di conquistare altri Paesi e popolazioni oppresse. Inoltre, non ci possiamo fidare delle trattative di pace tra governi borghesi, utili solo a spartirsi territori e ricchezze per il grande capitale sulla pelle dei lavoratori, preparando il terreno per nuovi conflitti sempre più sanguinosi. Quindi, partendo dal presupposto che il sistema capitalista non potrà mai garantire una pace globale, noi marxisti abbiamo il dovere e il compito di dare una prospettiva rivoluzionaria alle masse partendo dalle rivendicazioni democratiche, nel caso specifico quella dell’indipendenza nazionale delle popolazioni oppresse.
A differenza della grande maggioranza delle organizzazioni della sinistra, che sono contrarie all’invio di armi in Ucraina, lasciando nei fatti inermi le masse oppresse ucraine di fronte al secondo esercito più potente al mondo, noi rivendichiamo il diritto degli ucraini di armarsi rifornendosi da chiunque, anche dai Paesi imperialisti (gli unici che possiedono armi), senza alcun impegno politico in cambio; e ci opponiamo a qualsiasi intervento militare diretto. Inoltre diciamo agli ucraini di continuare a lottare nel campo militare di Zelensky ma con totale indipendenza di classe.
Rispetto alla questione delle armi basta ricordare la storia della Resistenza italiana contro il nazifascismo, dove i nostri partigiani si sono armati anche attraverso l’imperialismo Usa e britannico e hanno combattuto nel loro campo militare fino alla vittoria contro Mussolini e Hitler: poi fu lo stalinismo a disarmare i partigiani rivoluzionari che, dopo la sconfitta del fascismo, erano pronti a lottare per la presa del potere. Altro esempio è la cosiddetta rivoluzione del Rojava dove le milizie curde (Ypg) si sono armate attraverso l’invio di armi da parte dell’imperialismo Usa che, come in Ucraina, anche i quei territori ha dei propri interessi di dominio. Quindi ribadiamo il concetto ereditato da grandi rivoluzionari come Lenin e Trotsky in merito le rivendicazioni delle popolazioni oppresse, ossia che esse hanno il diritto ad armarsi per lottare per la propria indipedenza nazionale anche attraverso l’imperialismo ma con totale indipendenza di classe e senza nessun impegno politico. Il problema è che l’imperialismo occidentale non vuole sconfiggere Putin sul campo di guerra ma soprattutto non vuole armare le masse ucraine inviando loro armi insufficienti e in ritardo. Un esempio di queste settimane è la decisione della Germania di inviare solo 14 carri armarti Leopard in Ucraina - potremmo dire che la montagna ha partorito un topolino - decisione presa dopo mesi di dibattito mentre alla resistenza ucraina servivano armi pensanti per portare a compimento l’offensiva contro l’esercito invasore, che da settimane stava arretrando mentre la resistenza avanzava liberando i territori occupati.
Chi sono i fascisti?
Altra questione è la tanto citata «denazificazione» dell’Ucraina rivendicata da Putin e dalla totalità delle organizzazioni staliniste al solo fine di giustificare l’aggressione criminale della Russia, sostenendo che in Ucraina ci sarebbe un regime fascista o nazista; è chiaramente una grande menzogna. Il governo Zelensky rappresenta la borghesia ucraina che da tempo ha svenduto il proprio Paese sia all’imperialismo occidentale che alla Russia stessa. Il governo Zelensky può considerarsi una classica democrazia borghese di un Paese dipendente, dove chiaramente agiscono gruppi di estrema destra come avviene ovunque. Gruppi di estrema destra che nelle ultime elezioni ucraine del 2019 (uniti in un’unica coalizione) non hanno raggiunto neanche il 2% dei voti e di conseguenza non hanno ottenuto nessun parlamentare nella Rada (parlamento ucraino), mentre in altri Paesi organizzazioni come Vox (Stato spagnolo), Alba dorata (Grecia), Trump (Usa), Bolsonaro (Brasile), Orban (Ungheria) e qui in Italia l’asse Meloni/Salvini (Fdl e Lega, che non sono fascisti ma spesso spalleggiano gruppi fascisti, ndr), hanno avuto risultati elettorali maggiori andando addirittura al governo. Ma non per questo (giustamente) le masse di questi Paesi sono state caratterizzate come ultranazionaliste o fasciste.
Putin di conseguenza è alleato da sempre con l'estrema destra di tutto il mondo - Orban, Le Pen, Bolsonaro, ecc - e anche in questa guerra ha assoldato fascisti del gruppo Wagner per massacrare gli ucraini, utilizzandoli già nel 2014 per respingere il processo rivoluzionario di Maidan, per annettere la Crimea alla Russia e per occupare parte del ricco Donbass, senza riscontrare resistenza da parte dell’esercito ucraino, ai tempi diretto da un governo fedele a Putin, quello di Yanukovich, contro cui erano insorte le masse ucraine.
La mancanza di forze armate regolari contro l’invasione del Donbass fece sì che si creassero dei gruppi volontari di difesa, dove al loro interno erano presenti le più varie posizioni tra cui di sinistra, ma questi gruppi non vennero mai sostenuti dalla maggioranza della sinistra internazionale - soprattutto stalinista - mentre in Donbass agivano indisturbate truppe di mercenari fascisti al soldo di Putin. Così facendo si lasciò il campo libero a correnti di estrema destra e nazionaliste - anche se minoritarie - all’interno di questi gruppi, che la borghesia ucraina incorporò nelle forze armate per poterle controllare: il battaglione Azov, di cui si parla molto, fece parte di questo processo ma va detto che queste correnti di estrema destra sono minoritarie nel battaglione stesso, nell’esercito, ma soprattutto nelle masse ucraine che contano più di 40 milioni di abitanti.
La resistenza operaia ucraina, perché sostenerla?
Tornado alla domanda che ci siamo posti all’inizio e comprese queste tre importanti questioni, come Lit-QI diciamo che bisogna assolutamente sostenere la resistenza operaia ucraina e quindi la loro battaglia per l’indipendenza nazionale, ma al contempo diciamo alle migliaia di lavoratori, lavoratrici e operai ucraini di dotarsi di una propria direzione di classe indipendente che lo lotti sì contro l’invasione di Putin, ma sia pronta a girare le armi contro Zelensky e la borghesia ucraina in modo da potersi liberare sia dalla secolare oppressione russa sia dallo sfruttamento del sistema capitalista.
Noi come Lit-QI continueremo a lottare nel tentativo di costruire questa direzione non solo in Ucraina ma in tutta la regione, che potrebbe essere travolta da un’ondata rivoluzionaria innescata da un possibile sconfitta militare di Putin e che potrebbe contagiare tutta l’Europa dove i lavoratori e lavoratrici sono attanagliati da una dura crisi economica, inasprita dal riarmo interno dei Paesi capitalisti e dal carovita generato dalla crisi energetica e dalle conseguenti speculazioni. Contro tutto ciò la classe lavoratrice si sta organizzando con importanti scioperi come sta avvenendo in Inghilterra e Francia, scioperi a cui diamo il nostro pieno sostegno.
Come Lit-QI e come sezione italiana della nostra internazionale (Alternativa comunista) continueremo a sostenere la Resistenza operaia ucraina a partire da una nuova campagna di raccolta fondi che verrà diffusa su tutti i nostri mezzi di comunicazione e social.
Viva la Resistenza operaia Ucraina!
Via le truppe di Putin dall’Ucraina e scioglimento immediato della Nato!
Sostegno a tutte le popolazioni oppresse in lotta!
Viva la lotta delle donne iraniane!
Viva la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici peruviani!
Viva la lotta per il socialismo a livello internazionale!
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