L’Unione europea e i suoi governi
sostengono il genocidio e la pulizia etnica di Israele
Dichiarazione delle sezioni europee della Lit-Quarta Internazionale
La campagna di propaganda dell'Ue, dei suoi governi e di tutti i media europei è semplicemente ignobile. Chiunque difenda il popolo palestinese e non sostenga incondizionatamente il massacro genocida di Israele viene criminalizzato, bollato come complice dei terroristi e antisemita. Dietro la bandiera del «diritto alla difesa» si nasconde un piano di pulizia etnica.
Tutta questa campagna vuole nascondere il fatto che non esiste un legittimo «diritto alla difesa» di Israele. Non c'è una guerra tra due eserciti, ma un genocidio. I palestinesi non hanno aerei, né carri armati, né artiglieria, né marina. Dietro la falsa bandiera del «diritto alla difesa» c'è un piano in corso per distruggere Gaza, sterminare intere fasce della popolazione e spingere il resto nel deserto del Sinai, in Egitto.
Il bombardamento dell'ospedale di Al Ahly con 500 morti è la prova vivente della politica sionista di sterminio. La scandalosa attribuzione di responsabilità ai guerriglieri della Jihad islamica è un'ignominia. Non è un caso che Biden, che dà per scontata la versione israeliana, rifiuti un'indagine internazionale.
Lo Stato di Israele, con il sostegno dei governi statunitense ed europeo, sta portando avanti un piano di pulizia etnica. Stiamo assistendo alla cruda attuazione della seconda Nakba [catastrofe] (1), che non si limita a Gaza, ma comprende anche Gerusalemme Est e la Cisgiordania, dove bande di coloni armati, protetti e sostenuti dall'esercito israeliano, si impadroniscono delle terre palestinesi e terrorizzano e massacrano la popolazione locale, cercando di espellerla in Giordania.
Dal 2000 al 7 ottobre, giorno dell'incursione di Hamas, sono stati uccisi migliaia di palestinesi in Cisgiordania. Dal 7 ottobre migliaia e migliaia persone sono state uccise nella Striscia di Gaza, tra cui tantissimi bambini. Nel frattempo, Israele sta aumentando le truppe al confine con Gaza e continua a bombardare i quartieri, dando il via a un'invasione di terra. Finora, più di un terzo degli edifici di Gaza è stato demolito dalle bombe.
I metodi impiegati da Israele contro i palestinesi di Gaza possono essere paragonati a quelli utilizzati dai nazisti per reprimere la rivolta del ghetto di Varsavia nel 1943. Allo stesso modo, le azioni dei coloni in Cisgiordania possono essere equiparate ai pogrom antisemiti contro gli ebrei. Come i nazisti fecero con gli ebrei, lo Stato israeliano non ha esitato a negare ai palestinesi la loro umanità e li ha ridotti, nelle parole del ministro della Difesa Yoav Gallant, allo status di «animali».
L'Ue e i governi europei sono campioni di ipocrisia
L'Ue e i governi europei condannano a parole il «terrorismo» di Hamas, il cui più grande crimine è stato quello di mettere in ridicolo il sesto esercito del mondo. Hanno illuminato la sede della Commissione europea, la Torre Eiffel e la Porta di Brandeburgo con la bandiera sionista. Hanno perseguitato le manifestazioni in difesa dei palestinesi e contro i crimini di guerra israeliani in Francia, Germania e Gran Bretagna, con la motivazione che potevano «causare disordini pubblici». In Francia e Germania hanno minacciato di mettere fuori legge le organizzazioni filopalestinesi e Macron sta cogliendo l'occasione per militarizzare il Paese. Nonostante ciò, non sono riusciti a impedire grandi mobilitazioni di migliaia di persone nelle strade d'Europa.
I capi di governo europei hanno mandato la solidarietà a Netanhayu e offerto il loro appoggio. Il tedesco Scholz è stato il primo capo di governo a fargli visita e a dichiarare che «la sicurezza di Israele è una questione di Stato» per la Germania e che solo Israele dovrebbe decidere quanto durerà l'operazione genocida contro Gaza.
Anche l'italiana Meloni, Macron e il britannico Rishi Sunak si sono recati in visita... La Presidente della Commissione europea Von der Leyen e il Presidente del Parlamento europeo Metsola si sono affrettati a dare il loro sostegno incondizionato a Netanyahu. Von der Leyen non ha nemmeno menzionato il «rispetto del diritto umanitario». Nel frattempo, il suo commissario Várhelyi è arrivato persino a dichiarare che la Commissione avrebbe sospeso unilateralmente tutti gli aiuti umanitari ai palestinesi.
Il comportamento della Von der Leyen è stato così scandaloso che diversi governi europei, guidati dal Commissario Borrell, l'hanno criticata per non aver fatto un solo riferimento al «rispetto del diritto umanitario». Con questa «critica» hanno voluto schermarsi dall'opinione pubblica, esprimendo al contempo il timore che il conflitto si estendesse alla regione. Allo stesso modo, si sono opposti alla sospensione degli aiuti umanitari da parte della Commissione (che, in ogni caso, Israele non lascia entrare).
Ma l'appello al «rispetto del diritto umanitario» non è altro che una vuota formalità (2), perché tutti sanno perfettamente che Israele non lo ha rispettato prima, non lo rispetta ora e non lo rispetterà domani. Al contrario, con il pretesto del «diritto di Israele a difendersi», sostengono apertamente il genocidio senza che dalla loro bocca esca una sola denuncia dei massacri israeliani; senza chiedere che la Corte penale internazionale persegua i responsabili; senza adottare alcuna misura punitiva nei loro confronti; mantenendo pieni rapporti diplomatici e commerciali o continuando a fornire armi a Israele. L'Ue e i governi chiedono il rilascio degli ostaggi detenuti dalle milizie palestinesi, ma non dicono una parola sui 6000 prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, di cui più di 1000 in detenzione amministrativa.
Tutti i governi dell'Ue, da quelli che appaiono più palesemente dalla parte di Netanyahu a quelli che vogliono apparire più «equidistanti» come il governo spagnolo, condividono questa stessa politica.
La «sovranità europea» non è altro che sottomissione agli Stati Uniti
Nei loro vertici, parlano di «sovranità europea» e poi si subordinano completamente agli Stati Uniti, il cui sostegno a Israele, secondo le parole di Biden, è «solido e incrollabile». Se la visita di Biden in Israele ha mostrato la decadenza degli Stati Uniti, la politica dell'Ue ne mostra la sudditanza e la crescente irrilevanza nel mondo. Molte delle armi utilizzate da Biden per armare Israele e bombardare Gaza provengono dalla base italiana di Sigonella, in Sicilia.
Gli Stati Uniti non solo hanno dato 4,4 miliardi di dollari in aiuti militari a Israele quest'anno, ma si stanno preparando a darne altri 14 miliardi. Stanno consegnando con urgenza armi avanzate che Israele usa per il massacro di Gaza, mentre si rifiutano di fornirle all'Ucraina per difendersi dall'aggressione russa. Hanno inviato due portaerei nella zona, con i rispettivi gruppi da battaglia, e hanno messo 2.000 truppe in attesa di intervenire nell'area se necessario. Il suo ambasciatore alle Nazioni Unite ha dichiarato che non è il momento di preoccuparsi dei «danni collaterali», anche se ciò significa demolire Gaza City. Gli Stati Uniti hanno posto il veto su una proposta di cessate il fuoco umanitario in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Le uniche voci dissenzienti associate ai governi europei sono state quelle di alcuni ministri di Podemos-Sumar nel governo di Pedro Sánchez, in particolare Ione Belarra per i Diritti Sociali e Irene Montero per l'Uguaglianza, che hanno chiesto la fine degli attacchi contro la popolazione di Gaza, hanno definito la risposta israeliana un genocidio pianificato e hanno suggerito - ovviamente senza successo - che il governo in carica di Sánchez, di cui fanno parte, sospendesse le relazioni diplomatiche con Israele, applicasse sanzioni economiche e portasse Netanyahu davanti alla Corte Penale Internazionale. Ma al di là delle loro parole, che sono diverse dall'unanimità criminale dell'Ue e dei suoi governi, la loro posizione è ipocrita in quanto sanno bene che se Pedro Sánchez riuscirà a formare un governo (con loro al suo interno) la sua politica nei confronti di Israele continuerà ad essere, come lo è stata finora, perfettamente allineata con l'Ue e gli Usa.
La «soluzione» dei due Stati
C'è un aspetto su cui sia Sánchez che Podemos-Sumar sono d'accordo, e che è stato menzionato dallo stesso commissario europeo Borrell: la richiesta di due Stati come «unica soluzione praticabile per raggiungere una situazione di pace e stabilità nella regione». Borrell ha anche detto che l'interlocutore palestinese dell'Ue è Mahmoud Abbas, il presidente dell'Anp (Autorità Nazionale Palestinese). Sumar-Podemos, nei suoi negoziati con il Psoe per formare un governo, chiede a Sánchez che il prossimo governo riconosca unilateralmente la Palestina, perché se si aspetta che l'Ue lo faccia, non lo farà mai.
La verità è che in questo momento ci sono diversi Stati dell'Ue che già riconoscono lo «Stato» palestinese. Sumar-Podemos pensa forse che aggiungere il nome dello Stato spagnolo a questa inutile lista possa fare qualche differenza?
La difesa di due Stati come «soluzione» al conflitto è comune alla sinistra europea. È sostenuta anche da Cina e Russia, oltre che dai regimi arabi reazionari. Ma questa opzione non è mai stata una soluzione a nulla, e tanto meno lo è ora. La «soluzione a due Stati» presuppone la legalizzazione dell'occupazione coloniale israeliana, la rinuncia al ritorno dei 5,9 milioni di rifugiati palestinesi e l'accettazione della formazione di uno pseudo-Stato senza nemmeno la continuità territoriale e senza le competenze di base che definiscono uno Stato, che rimarrebbero nelle mani dello Stato di Israele.
Ma del resto questa «soluzione», dopo 75 anni di colonizzazione, l'occupazione di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est dal 1967 e la politica sempre più forsennata di insediamenti illegali in terra palestinese, è diventata una macabra barzelletta e una chimera. Israele controlla oggi il 60% della Cisgiordania attraverso un sistema di Apartheid, ha installato 279 insediamenti illegali e ha istituito una politica di terrore in combinazione con i coloni. Uno dei ministri israeliani responsabili dell'amministrazione della Cisgiordania, Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale, è un uomo che è stato perseguito come terrorista dai tribunali israeliani e che ha dichiarato pubblicamente che "tutti gli arabi devono essere uccisi".
D'altra parte, l'Anp, guidata da Mahmoud Abbas, è una struttura corrotta, ridotta a una parte della Cisgiordania, la cui missione fondamentale è quella di agire come una forza di polizia interna al servizio dell'occupante israeliano. L'Anp è odiata dalla strada palestinese e soprattutto dai giovani. Per questo motivo, non tiene le elezioni presidenziali dal 2005 e le elezioni del Parlamento palestinese dal 2006, in cui ha vinto Hamas. È questa sinistra Anp che deve essere riconosciuta come «Stato» palestinese?
La soluzione al problema palestinese non viene dai «due Stati». La soluzione è quella sostenuta dalla strada palestinese e dagli ebrei antisionisti: la creazione di una Palestina laica, democratica e non razzista su tutto il territorio storico della Palestina («dal fiume al mare». Una Palestina senza muri, senza posti di blocco, senza insediamenti armati e dove possano tornare i milioni di profughi palestinesi delle famiglie che sono state espulse dalle loro case nel 1948 e dopo. Una Palestina dove arabi ed ebrei possano vivere liberamente insieme in pace e uguaglianza. Solo la sconfitta dello Stato sionista, lo smantellamento di questo Stato razzista e oppressivo può aprire la strada a una soluzione.
Perché l'Ue i governi europeei sostengono Israele?
Molti europei si chiedono perché i governi europei sostengano i piani genocidi e di pulizia etnica di Israele. L'ebreo antisionista francese Pierre Stambul, portavoce dell'Ujfp (Unione degli ebrei francesi per la pace) ha risposto con precisione a questa domanda in un'intervista del 14 ottobre: «Alcuni pensano che questo allineamento derivi da un senso di colpa nei confronti degli ebrei. Questo è falso. Se è indiscutibile che l'Europa è colpevole di secoli di antigiudaismo cristiano e di antisemitismo razziale che hanno portato al genocidio nazista, questo non ha nulla a che vedere con il sostegno a Israele. D'altra parte, l'ideologia dei leader israeliani di oggi è più vicina a coloro che hanno compiuto il genocidio (3) che a coloro che lo hanno subito (compresa la mia famiglia). No, l'Occidente sostiene Israele perché è il suo Stato. È un esempio di riconquista coloniale, è un pezzo di Occidente installato in Medio Oriente. È diventato un laboratorio per le più moderne tecnologie di sorveglianza e confinamento di popolazioni considerate pericolose. È il luogo dove eserciti e forze di polizia di tutto il mondo vengono ad "allenarsi». Israele è indispensabile per dominare e sottomettere la regione. È, insomma, un'enclave militare degli Stati Uniti e dell'Occidente in Medio Oriente, motivo per cui l'Ue e i governi europei, seguendo gli Stati Uniti, chiedono di serrare i ranghi con Israele in difesa dei «valori condivisi», della «civiltà, della democrazia e del mondo libero».
I governi europei hanno anche la spudoratezza di dipingere Israele come «l'unica democrazia del Medio Oriente», un'altra abietta menzogna. Israele è uno Stato coloniale e razzista fin dalla sua nascita. Per cominciare, è uno Stato in cui la popolazione araba che vive sul territorio israeliano ha solo la cittadinanza, ma le viene negata. Sono cittadini di seconda classe, discriminati legalmente e privati dei diritti fondamentali, come il diritto di possedere la terra che è stata loro espropriata. Per quanto riguarda i territori occupati, la popolazione palestinese vive sotto un brutale regime di apartheid, denunciato da numerose organizzazioni internazionali come Amnesty International, Human Rights Watch e l'Ong israeliana B'Tselem.
Cosa c'entra l'antisionismo con l'antisemitismo?
I governi dicono che opporsi al genocidio e difendere la popolazione palestinese è antisemitismo. Ma ci nascondono che la principale base di sostegno internazionale del sionismo è costituita dai cristiani evangelici americani di estrema destra, una delle principali basi di Trump, che sono apertamente antisemiti. Al contrario, un numero crescente di ebrei in tutto il mondo e soprattutto negli Stati Uniti si esprime contro la pulizia etnica israeliana. Jewish Voices for Peace (Jvp) conta 440.000 membri e sostenitori. Si sono mobilitati massicciamente contro il massacro sionista in molte città americane, protestando anche all'interno del Campidoglio.
Il governo israeliano ha appena dichiarato guerra, ma la sua guerra contro i palestinesi è iniziata più di 75 anni fa. L'apartheid e l'occupazione israeliana - e la complicità degli Stati Uniti in questa oppressione - sono la fonte di tutta questa violenza. Per 16 anni, il governo israeliano ha soffocato i palestinesi di Gaza sotto un draconiano blocco militare via aria, mare e terra, imprigionando e affamando due milioni di persone e negando loro le cure mediche. Il governo israeliano massacra regolarmente i palestinesi di Gaza; i bambini di dieci anni che vivono a Gaza sono già traumatizzati da sette grandi campagne di bombardamento nella loro breve vita.
Se c'è una fonte di antisemitismo nel mondo di oggi, non è altro che l'infame campagna per identificare lo Stato genocida di Israele con il popolo ebraico. Pierre Stambul ha dichiarato nella citata intervista: «Il sionismo è un crimine contro i palestinesi. Per gli ebrei è un insulto alla loro memoria, alla loro storia, alla loro identità».
Immediata rimozione dell'assedio di Gaza! No al massacro, all'occupazione e all'apartheid!
Rottura immediata delle relazioni diplomatiche con Israele! Chiusura delle sue ambasciate e dei suoi consolati!
Fine di ogni collaborazione accademica, culturale e scientifica con Israele!
Boicottaggio delle spedizioni di armi!
Fine di ogni cooperazione economica! Sostegno alla campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (Bds)!
Sostegno incondizionato alla resistenza palestinese! Chiediamo di raddoppiare le mobilitazioni e invitiamo tutte le organizzazioni politiche, sindacali e studentesche di classe a sostenerle!
Così come difendiamo il popolo ucraino nella sua lotta per riconquistare il proprio territorio contro l'aggressione di Putin, sosteniamo la lotta legittima del popolo palestinese per la propria terra, per una Palestina unica, laica, democratica e non razzista, dal fiume al mare!
Note
(1) Lo Stato di Israele è nato nel 1948 con la Nakba [catastrofe], attraverso metodi terroristici, applicando una pulizia etnica che ha espulso 800.000 palestinesi dalla loro terra e li ha trasformati in rifugiati. Israele è nato come Stato razzista e coloniale. Ora, dopo 75 anni di oppressione, occupazione e sofferenze indicibili, poiché il popolo palestinese non si arrende, Israele vuole completare il compito iniziato nel 1948.
(2) Lo stesso dicasi della recente ipocrita dichiarazione dell’Onu, tra l’altro nemmeno votata da tutti i governi [ndt]
(3) Il sionismo non si è scontrato con il nazismo, ma lo ha usato per costringere gli ebrei a migrare in Palestina. Ci sono episodi macabri nascosti all'opinione pubblica, come il memorandum di sostegno che la Federazione sionista tedesca inviò al partito nazista il 21 giugno 1933 o, nello stesso anno, il rifiuto da parte dell'Organizzazione sionista mondiale, con 240 voti contro 43, di una risoluzione che invitava a lottare contro il nazismo (cfr. Ralph Schoenman, The Hidden History of Zionism).