Immigrazione: razzismo, ipocrisia e stragi nel Mediterraneo
di Daniele Cofani
Per confermare un giudizio ampiamente critico in merito alle politiche razziste, xenofobe, imperialiste e securitarie sull’immigrazione della Ue e dei vari governi degli Stati membri, basta leggere alcuni dati e statistiche, a partire da quelli più recenti diramati dall’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati: nei primi sei mesi del 2023 sono arrivati circa 76 mila migranti in Europa attraversando il mar Mediterraneo. Numeri che non si vedevano dal 2017, soprattutto rispetto agli sbarchi sulle coste di Italia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta: sono i più alti degli ultimi sei anni, ma non rappresentano certo «un’invasione», come ci vorrebbero far credere, dato che sono 450 milioni gli abitanti che risiedono in Europa.
Il dato allarmante è quello riguardante i morti e i dispersi tra gli immigrati che hanno tentato di raggiungere l’Europa attraverso la rotta migratoria del mar Mediterraneo: l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) dichiara che, nei primi sei mesi del 2023, sono stati circa 1300; pur essendo una cifra sottostimata (era stata conteggiata solo in parte la strage di migranti annegati a metà giugno al largo della Grecia) risulta essere il dato più alto dal 2017 ad oggi, come è anche il dato più alto quello dei bambini morti annegati finora nel 2023, che secondo l’Unicef sarebbero circa 289.
Dati, statistiche e politiche criminali
Quelle precedentemente citate sono solo alcune delle statistiche e dei dati che sono stati diramati dalle organizzazioni governative internazionali in merito agli eventi migratori che avvengono ogni anno attraverso i «viaggi della fortuna» nel mar Mediterraneo, con le devastanti conseguenze - in termini di sofferenza e vittime - che sono costretti a subire le popolazioni tra le più oppresse al mondo come quelle africane, medio orientali e asiatiche.
Per fare un confronto con le 1300 vittime annegate nei primi sei mesi del 2023, ricordiamo che nel primo semestre del 2022 sono morte più di 1.100 persone, nel 2021 poco meno di mille, nel 2020 oltre 400 e nel 2019 oltre 600. Le vittime dei naufragi nei primi sei mesi del 2018 sono state quasi 1.300 e tra le 2.100 e le 3 mila tra il 2015 e il 2017. La somma dei morti annegati dal 2014 ad oggi sta tristemente raggiungendo la quota di 28 mila morti totali.
Tornado a oggi, dei 76 mila immigrati che sono riusciti a raggiungere le coste dell’Europa nel primo semestre del 2023, oltre 56 mila sono sbarcati in Italia, più di 11 mila in Spagna, meno di 7 mila in Grecia, quasi 2 mila a Cipro e circa un centinaio a Malta. Tra questi il 13 per cento era originario della Costa d’Avorio, l’11 per cento dell’Egitto e della Guinea, il 9 per cento del Pakistan e del Bangladesh, il 6 per cento della Tunisia e della Siria, e il 4 per cento del Camerun. Il restante 30 per cento proveniva da altri Paesi, come Sudan, Eritrea, Gambia e Algeria. Il 71 per cento di questi immigranti è composto da uomini, il 12 per cento da donne e il 17 per cento da minorenni. In totale i bambini e ragazzi arrivati in Europa sono stati quasi 10 mila.
Senza dubbio, tra i naufragi avvenuti nel 2023, le stragi peggiori sono state in Grecia con circa 600 tra morti e dispersi (una delle più grandi stragi avvenute nel Mediterraneo), a cui vanno aggiunti il naufragio avvenuto al largo di Sfax, in Tunisia, con 210 morti e quello al largo di Cutro, in Calabria, dove sono morte almeno 98 persone, di cui la metà donne e bambini.
Le stesse Nazioni Unite dichiarano che una parte dei naufragi è dovuta al ritardo dei soccorsi degli Stati che si affacciano sul Mar Mediterraneo o alle loro decisioni di non intervenire con i soccorsi. Proprio secondo l’Oim, almeno sette naufragi del 2023 rientrano in questa casistica, il che, se ce ne fosse ancora bisogno, testimonia la responsabilità delle politiche imperialiste e predatorie adottate degli Stati membri della Ue, che, oltre ad essere la causa delle migrazioni, hanno sempre fatto scelte criminali nella gestione dei flussi migratori del Mediterraneo.
Memorandum Ue-Tunisia, Lampedusa e nuove leggi liberticide
Proprio rispetto alle politiche xenofobe e ipocrite della Ue, il 16 luglio a Tunisi è stato siglato un memorandum tra la Ue e la Tunisia (1). Il testo dell'accordo - tanto voluto dalla premier Meloni - è stato firmato sia dalla Premier italiana che dalla Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, riproducendo nei fatti il modello libico con l'esternalizzazione e la militarizzazione delle frontiere in Africa, nei fatti finanziando nuovi lager in cui confineranno gli immigrati e le immigrate in fuga verso la Ue.
Il memorandum di intesa si basa su cinque pilastri, di cui la gestione delle migrazioni è uno dei principali con cui la Ue si è impegnata a fornire alla Tunisia un finanziamento aggiuntivo di 100 milioni di euro «mirato a rafforzare la gestione delle frontiere, le operazioni di ricerca e soccorso in mare e le misure anti-traffico». L’obiettivo è chiaro: ridurre il flusso di arrivi di immigrati dal Paese nordafricano verso l'Europa.
La Tunisia diventerà la nuova frontiera esterna dell’Ue e le vere vittime del memorandum di intesa saranno gli immigrati subsahariani, provenienti soprattutto dai paesi dell’Africa occidentale, che già si trovano o arriveranno in Tunisia. Questo perché negli ultimi mesi la Tunisia è diventata uno dei principali punti di collegamento tra il continente africano e l’Europa e a luglio del 2023 è il Paese da cui partono più migranti verso l’Italia, superando di gran lunga la Libia.
Sono molte le associazioni e i movimenti internazionali che si stanno mobilitando contro l’ennesimo accordo che, mediante l’utilizzo della propaganda xenofoba e securitaria, continuerà a negare diritti fondamentali a milioni di immigranti che fuggono da guerre, povertà e disperazione. Non solo: è un accordo con un governo, come quello del Presidente Saied, accusato di gravi violazioni dei diritti umani nei confronti dei e delle migranti e richiedenti asilo di origine sub-sahariana.
Le denunce di varie associazioni accusano la Tunisia di «razzismo istituzionale» nei confronti delle popolazioni subsahariane anche attraverso l’utilizzo delle teorie della «sostituzione etnica», con le quali si giustificano gravi violazioni dei diritti fondamentali da parte delle autorità. Solo negli ultimi mesi sono state denunciate violenze, rastrellamenti e arresti sommari, deportazione di centinaia di persone di origine subsahariana, ma anche intercettazioni e azioni violente e pericolose da parte della Guardia costiera.
Chiaramente le cose non vanno meglio in Italia dove l’asse Meloni/Salvini ha fatto della propaganda contro l’immigrazione il proprio punto di forza elettorale, nonostante le politiche anti-migratorie non si siano mai scostate da quelle sostenute sia dal centro-sinistra che dal M5s, vedi i decreti Minniti e sicurezza (Salvini) 1 e bis.
Ma ora, con l’ennesima crisi umanitaria in atto nell’isola di Lampedusa, dove nella sola giornata del 13 settembre sono sbarcati 6 mila immigrati, i due leader di FdI e Lega rilanciano la loro propaganda contro «l’immigrazione clandestina». Il Ministro Salvini promette a Pinzolo (2) un nuovo decreto sicurezza: «Ritengo che sia necessario un nuovo decreto sicurezza già a settembre perché l'Italia non può essere punto di arrivo dei migranti di mezzo mondo e l'Europa, dopo tante chiacchiere, deve svegliarsi. La difesa dei confini italiani deve essere una priorità europea».
La premier Meloni, invece, dopo la firma del memorandum, ha invitato domenica 17 settembre la Von Der Leyen a Lampedusa, con lo scopo di velocizzare l’applicazione del memorandum stesso, invocando anche una missione europea navale, in accordo con le autorità del Nord Africa, per fermare la partenza dei barconi degli immigrati da lei considerati «illegali». Lo scopo è mettere in contrapposizioni le popolazioni disperate che scappano da guerre e colpi di Stato, da quelle che fuggono da carestie, povertà e disastri ambientali (vedi Marocco e Libia). La presidentessa della Commissione Europea risponde da Lampedusa rilanciando un piano (3), composto da 10 punti, per bloccare l’immigrazione, attraverso un vero e proprio blocco navale e strumenti più efficaci per i rimpatri. Infine, nella giornata di lunedì 18 settembre, sempre la Meloni ha convocato un Cdm per approvare nuove norme liberticide che prevedono il rafforzamento dei centri di permanenza e l’aumento del periodo di detenzione da 12 a 18 mesi per gli immigrati da lei considerati «clandestini».
Vista la grave situazione e il suo peggioramento con ulteriori attacchi ai diritti degli immigrati e delle immigrate già presenti o in arrivo in Italia, nonché il rischio di nuovi attacchi al diritto di dissenso come già successo nei precedenti decreti Salvini, è urgente sviluppare quanto prima legami sociali di solidarietà tra lavoratori nativi e immigrati, combattendo ogni tipo di ideologia xenofoba e razzista. Bisogna unire le lotte dei lavoratori con quelle dei movimenti sociali, partendo da rivendicazioni democratiche come l’abolizione delle leggi sull’immigrazione, contro il precariato, contro le leggi che negano il diritto di sciopero, alla casa o il libero aborto per le donne. All’interno di queste lotte è necessario costruire il partito di avanguardia, internazionalista, unico strumento che può condurre il proletariato verso la lotta più importante, quella che porta al socialismo attraverso l’abbattimento del capitalismo, unica via per una società senza più classi, oppressione e sfruttamento.
Note
(1) www.agi.it/politica/news/2023-07-16/tunisia-firmato-memorandum-ue-22261844/
(2) www.youtube.com/watch?v=zbI__5DzZZU
(3) www.ilsole24ore.com/art/migranti-meloni-e-von-der-leyen-attese-lampedusa-altri-sbarchi-notte-2mila-all-hotspot-AF7P5at?utm_source=upday&utm_medium=referral&