Brasile: il congresso della Csp Conlutas organizza
l’opposizione di sinistra al governo Lula-Alckmin
a cura del Pstu (Brasile)
Dal 7 al 10 settembre si è svolto in Brasile il V congresso nazionale della Csp Conlutas. La Csp Conlutas è un grande confederazione sindacale e popolare di base che riunisce centinaia di sindacati, movimenti, collettivi, associazioni del Brasile, sulla base di un programma di lotta fondato sull’indipendenza di classe. Al suo interno intervengono i compagni del Pstu, la sezione brasiliana della nostra organizzazione internazionale (Lit-Quarta Internazionale). Riportiamo il report del Congresso pubblicato sul sito del Pstu.
Un clima di vittoria ed entusiasmo. Non c’è modo migliore per definire la sensazione diffusa tra i partecipanti al termine del V Congresso nazionale della Csp-Conlutas che, in un momento di relativo riflusso delle lotte, nella prima grande assemblea nazionale in presenza dopo la pandemia - e controcorrente rispetto alla stragrande maggioranza delle organizzazioni della classe lavoratrice in Brasile che si sono legate al governo Lula-Alckmin - è riuscito a riunire 1.600 attivisti. Circa mille delegati e delegate eletti dalla base per discutere e organizzare le principali lotte e per, principalmente, riaffermare la costruzione di un’organizzazione segnata dall’indipendenza di classe, dell'internazionalismo e dall’unità tra i diversi settori dei lavoratori, a partire da quelli più sfruttati e oppressi.
Con il motto «qui si incontrano le lotte contro i governi, i padroni e ogni forma di oppressione», il Congresso ha riunito, tra il 7 e il 10 settembre, a Clube Guapari, nella zona nord di San Paolo, delegati eletti in assemblee in tutto il Paese, tra operai metalmeccanici, lavoratori dei servizi pubblici, bancari, studenti, attivisti dei movimenti popolari, neri, donne, lgbt, oltre a rappresentanti dei popoli indigeni, dei quilombo [comunità di ex-schiavi neri, ndt] e dei contadini. La delegazione internazionale, a sua volta, contava 45 rappresentanti, inclusi attivisti provenienti direttamente dal «fronte» in Ucraina.
Opposizione di sinistra al governo Lula
Tra le principali lotte riaffermate dal Congresso per il prossimo periodo ci sono la lotta contro la manovra e la «riforma» fiscali; per la totale revoca delle riforme lavorativa, previdenziale e dell’insegnamento secondario; contro la «riforma» dell’amministrazione, contro il Marco Temporal [è una riforma che toglie ai popoli indigeni i diritti sulle loro terre, ndt] e le privatizzazioni; a difesa dei popoli indigeni, dei contadini, dei movimenti popolari nella loro lotta per la terra e la casa; a difesa della lotta contro le oppressioni.
Ma questo piano di azione non sarebbe conseguente se la Csp-Conlutas non si definisse in forma categorica come opposizione di sinistra al governo Lula-Alckmin che, in complicità con le confederazioni sindacali e settori di destra, impone tutti questi attacchi. «La nostra Confederazione deve contrastare i governi [statali, ndt] di estrema destra, come quello del bolsonarista Tarcisio a San Paolo. Ma non solo! Deve anche contrastare il governo borghese di Lula e Alckmin», ha detto la professoressa Flavia Bischain, militante del Pstu, che ha fatto parte del Blocco classista operaio e popolare, lista che ha concorso con le altre presentate sui vari temi al Congresso
La Csp-Conlutas esce rafforzata
Il successo del Congresso non si dà solo per i significativi numeri nell’attuale contesto post-pandemico, in cui aumentano la precarizzazione del lavoro mentre si assiste alla capitolazione delle principali organizzazioni di sinistra al governo, ma anche perché esprime in forma viva le principali lotte in corso. Dalla lotta per la nazionalizzazione della fabbrica bellica della Avibra, in sciopero da un anno, alle lotte dei popoli indigeni, dei quilombo, fino alle lotte per la terra, passando dalla lotta contro il genocidio dei giovani neri.
Un Congresso che ha riaffermato il carattere indipendente, classista e internazionalista della Csp-Conlutas, permeato dalla democrazia operaia e con un profilo in grado di coalizzare i settori più sfruttati e oppressi della nostra classe.
Chiunque, ignaro, si fosse imbattuto per caso nel Congresso della Csp-Conlutas, sarebbe rimasto sorpreso non solo dalla vivace diversità dell’ambiente, che ha visto uniti fianco a fianco attivisti della resistenza ucraina e indigeni dell’etnia Tremembé di Maranhão; o per il contenuto delle risoluzioni approvate, tutte rigorosamente fondate sull’indipendenza di classe rispetto ai governi e ai padroni; ma principalmente per il carattere democratico dei dibattiti, qualcosa senza pari negli altri sindacati brasiliani.
Le votazioni sono state divise in 10 temi: situazione politica internazionale, nazionale, struttura sindacale ecc. Per ognuno sono state presentate diverse tesi, da correnti e organizzazioni politiche diverse, che hanno potuto difenderle in maniera paritaria, indipendentemente dalla loro dimensione. Per avere un’idea, il terzo giorno, quando sono state discusse le principali risoluzioni, ci sono stati più di quaranta interventi.
Oltre a questo, i gruppi di lavoro hanno permesso praticamente a tutti i delegati e a tutte le delegate di parlare, dibattere e presentare proposte sui diversi temi di modo che potessero essere discussi nell’assemblea plenaria. Questi gruppi hanno discusso la situazione del Paese e quella internazionale, l’autodifesa, la lotta contro le oppressioni, la difesa del territorio e dell’ambiente, oltre al bilancio della Confederazione nell’ultimo periodo.
Il Congresso dà voce ai popoli indigeni, ai quilombo e ai contadini
Le lotte dei popoli indigeni, dei quilombo e dei lavoratori rurali e contadini hanno avuto ampio spazio nel Congresso, riaffermando il carattere popolare dell’organizzazione. Uno dei momenti più qualificanti è avvenuto sabato (il giorno 9 settembre), quando sul palco sono saliti i popoli indigeni, i contadini e quilombo di diversi Stati per denunciare gli attacchi che stanno subendo, indicare un percorso di resistenza e fare appello all’unità della lotta operaia, indigena e contadina.
«Stiamo lottando per il diritto di esistere. Questa azione, questa lotta, deve essere unitaria, perché l’unità rafforza la nostra resistenza. Mi sento felice e onorata di essere parte della Csp-Conlutas, e di avere voi, lavoratori e giovani di tutto il Paese, come sostegno e forza per continuare la lotta», ha detto Künã Yporã Tremembé, conosciuta anche come Raquel Tremembé, dirigente del popolo Tremembé di Maranhão. «Noi sappiamo che i popoli indigeni hanno una triste statistica di violenza e invisibilità. Una situazione che sembra non avere mai fine. Siamo qui per sancire questa unità, perché abbiamo bisogno di questa forza per affrontare la crisi climatica, la distruzione dell’ambiente e la legalizzazione del genocidio indigeno che viene con la proposta del Marco Temporal», ha concluso Künã Yporã.
Persecuzioni e attacchi
Molte sono state le denunce fatte da indigeni, quilombolas e contadini, per esempio il racconto di Soccorro Alves, sindaco del quilombo di Cicalinho, municipio di Parnarama, e organizzatrice del Movimento quilombola di Maranhão (Moquibom). «C’è un forte conflitto con i grileiros [accaparratori di terre, ndt]. È cominciato con l’impresa Suzano Celulose, che ha distrutto e in seguito consegnato queste terre ai latifondisti produttori di mais e soia. Oggi la nostra comunità è isolata, accerchiata da queste grandi piantagioni. Stiamo soffrendo per la deforestazione e i pesticidi. Tutti i residenti soffrono di forti pruriti sul corpo, mal di testa, nausea e vertigini», ha detto Socorro.
Attacchi e persecuzioni contro indigeni, contadini e quilombolas continuano a pieno ritmo con il governo Lula (Pt). «Recentemente, abbiamo realizzato una protesta nella sede dell’Incra (istituto nazionale di colonizzazione e riforma agraria), a San Luis, e il sovraintendente se ne è uscito con la vecchia storia che non ha fondi. Ha promesso di visitare la comunità e non l’ha fatto. Siamo indignati da tutta questa situazione, e ancora più indignati con un governo che, stante questa situazione, non fa nulla», ha puntualizzato l’organizzatrice di Moquibom.
Nel piano di lotte approvato dal V Congresso nazionale della Csp-Conlutas c’è la necessità di avanzare nella lotta contro il Marco Temporal; rivendicare, con la mobilitazione e con indipendenza di classe, che il governo Lula-Alckmin delimiti e approvi tutte le terre indigene e quilombole. Così come è stata approvata dal Congresso la lotta per una riforma agraria radicale.
Ucraina, la tua lotta è la nostra lotta!
Tra le presenze internazionali, la resistenza ucraina all’occupazione russa è stata, senza dubbio, un punto di forza. Il gruppo sulla guerra in Ucraina ha riunito l’attivista ucraino Yuri Petrovich (del Sindacato indipendente dei minatori di Kriviy Rih), Pawel Nowozycki (del sindacato polacco Iniziativa operaia), oltre a Nara Cladera, della Confederazione sindacale francese Solidaires e della Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta.
Gli attivisti hanno raccontato la resistenza eroica della classe lavoratrice ucraina contro l’invasione diretta da Putin. «Quando la Russia si è avvicinata a Kriviy Rih, non avevamo un esercito. I lavoratori si sono organizzati e hanno lottato al fronte contro l’invasione. Non accettiamo né dominio nazionale né dominio di classe», ha raccontato Yuri, che ha parlato anche dell’importanza dell’aiuto della Csp-Conlutas e della Rete internazionale: «la resistenza e l’iniziativa della Csp-Conlutas e della Rete sindacale sono strumenti potenti per unire la classe operaia dell’Ucraina con quella del mondo».
Giustizia per i 9 di Paraisopolis
Un altro dei momenti più rappresentativi del congresso è stata la testimonianza emozionante di Maria Cristina Quirino, madre di Denys Quirino, uno dei nove giovani assassinati dalla polizia militare a una festa funk a Paraisopolis, nella zona sud di San Paolo, nel 2019. Lei è una delle dirigenti delle Madri di Paraisolpolis, che rivendicano giustizia per il massacro. «Avrei molte cose da dire in questo momento, ma quello che vorrei sottolineare è che la polizia è bugiarda, utilizza la legittimazione data dal sistema per assassinare i nostri figli», ha affermato. «I nostri figli sono morti asfissiati, come nel caso del furgone a Sergipe», ha raccontato, denunciando ancora la più recente ondata di massacri della polizia a San Paolo, a Rio e a Baia, rivendicando giustizia e la fine del genocidio dei giovani neri.