Partito di Alternativa Comunista

L'occupazione dell'Universit

Il giorno 28 ottobre 2005 la sede dell'Università degli Studi di Milano è stata occupata da centinaia di studenti. Vista l'importanza ed il successo di questa occupazione, abbiamo raccolto (in chiusura del nostro giornale) una intervista da Annalisa Dordoni, tra i portavoce di questa occupazione. L'occupazione, alla chiusura del giornale, è ancora in corso.


Puoi farci una tua presentazione?

Si, mi chiamo Annalisa Dordoni, e sono una studentessa iscritta alla facoltà di Scienze Storiche, della Statale di Milano. In questa occupazione mi sono impegnata molto, ed ho partecipato sostenendola sin dall'inizio.

Quali sono le ragioni che vi hanno spinto all'occupazione?

In primo luogo l'università non è già oggi in uno stato così "buono". Nei gruppi di studio e di lavoro dell'occupazione abbiamo analizzato lo stato dell'università italiana nel suo complesso: in realtà le controriforme partono da ben prima, dalle riforme Zecchino e Berlinguer dei governi di centrosinistra, che hanno introdotto l'autonomia finanziaria, il 3+2 ed i crediti formativi. Siamo arrivati poi alla riforma Moratti che precarizza la ricerca e il ruolo dei docenti. Giudichiamo queste riforme come classiste, perché sia dal lato docente che studentesco chi è in condizioni di reddito sfavorevole, e/o in condizioni svantaggiose sul lato culturale e sociale, viene colpito dalle controriforme.

Qual è la stata la molla che vi ha spinto ad occupare?

Venerdi scorso (28-10) abbiamo fatto un presidio (insieme agli studenti medi) alla università Bocconi in concomitanza con la la presenza della Moratti. Tuttavia il ministro non si è presentato, perché ufficialmente c'era un Consiglio dei Ministri. Ma pensiamo tutti che non è venuta perché, siccome si vuole candidare a sindaco di Milano, desiderava evitare una contestazione studentesca. Abbiamo poi deciso con gli studenti medi di unirci in corteo fino alla Statale. Durante il corteo abbiamo parlato di università libera, accessibile a tutti, che la ricerca deve essere finanziata dal settore pubblico. Ma quando siamo arrivati alla Statale ci siamo trovati le porte chiuse. Questa è stata la molla che ha fatto alzare il livello di scontro negli studenti: noi che stavamo facendo un corteo per la cultura, per l'università, ci siamo ritrovati le porte dell'università chiuse in faccia. Ed è stato in quel momento che abbiamo deciso di entrare comunque. Quando siamo entrati abbiamo iniziato una assemblea, in cui poi si è deciso di votare l'occupazione.

Come vedi le altre strade proposte da altri studenti e gruppi di docenti e ricercatori (lezioni alternative, assemblee, ecc.)?

Io ho condiviso altre ipotesi oltre alla occupazione, però la legge Moratti è già stata approvata in parlamento, ormai manca solo la firma di Ciampi. Comunque sappiamo che Ciampi firma qualsiasi cosa. Per cui in questo momento da un punto di vista sia strategico che tattico, penso che l'occupazione sia un modo forte per fare anche sentire la nostra protesta alla citaddinanza di Milano e non solo, per questioni sia politiche che per ragioni inerenti l'università. Inoltre docenti e ricercatori sono già due anni che fanno lezioni alternative, e mi ormai mi sembra inutile continuare con questo metodo.

In che modo avete lavorato?

In questa occupazione ci siamo divisi in gruppi di lavoro, ed io in particolare ho fatto parte del gruppo di lavoro che si occupava della legge Moratti. Ma già dopo la prima riunione abbiamo deciso di occuparci, come detto, non solo della Moratti ma anche delle altre riforme (Zecchino, Berlinguer). Oltre ai gruppi di lavoro, in occupazione hanno grande peso le assemblee generali. Ogni giorno infatti la giornata di occupazione è strutturata così: la mattina ci sono gruppi di lavoro, alle 14 assemblea generale degli studenti, il pomeriggio ancora gruppi di lavoro, e la sera ancora assemblea generale. Quindi tutto quello che viene analizzato e discusso nei gruppi di lavoro, diventa poi patrimonio della discussione dell'assemblea. Questa impostazione di tipo assembleare è fatta per ottenere il coinvolgimento di tutti gli studenti.

Puoi darmi qualche cifra in termini di partecipazione?

Si, al gruppo riforme hanno partecipato circa una cinquantina di studenti, Si sono raggiunti picchi di un migliaio di studenti durante le serate di occupazione, soprattutto le prime serate. Nelle assemblee avevamo una partecipazione di circa 500-600 studenti.

Secondo te come è andata?

Giudico molto positivamente questa occupazione, perché l'ho vista con un'ottica pessimista sin dall'inizio. Va considerato infatti il contesto italiano odierno che non ti fa pensare ad una partecipazione così attiva. Anche se i numeri dei partecipanti all'occupazione non sono rapportabili agli iscritti (ndr: circa 90 mila nella sede di Festa del perdono) sono comunque contenta perché ho visto molti compagni crescere sia politicamente che nelle relazioni umane. Inoltre l'occupazione è riuscita a stilare documenti sulle riforme universitarie molto corposi ed approfonditi.

Quali iniziative avete intrapreso e vorresti ricordare?

Tutta la settimana è stata una iniziativa unica. Lo scandire dei giorni e lo scandire delle assemblee all'interno delle giornate hanno fatto venire fuori questo spirito collettivo. Ogni cosa viene vissuta collettivamente. Anche la colazione, pranzo e cena vengono preparati collettivamente. Nessuno di noi va a comprare da mangiare fuori ma cuciniamo noi. Abbiamo una cassa di autofinanziamento solo per noi. Nessuno fa profitto su ciò che si vende dentro l'università. In particolare oggi posso ricordare il fatto che è una giornata di mobilitazione nazionale lanciata dalla Sapienza occupata di Roma (oggi è il 4 novembre) e all'interno di questa giornata abbiamo deciso nella nostra sede di intraprendere diverse azioni. Oggi c'è stata la manifestazione dei lavoratori precari delle telecomunicazioni e dei call center: abbiamo deciso di partecipare al corteo dei lavoratori e delle telecomunicazioni e dei call center per fare un intervento al comizio finale. Per me è stato veramente emozionante ritrovarmi di fronte alle 3 mila, alle 4 mila persone in una piazza riunite li, e fare un intervento dal palco, sopratuttto quando ho detto che per noi della Statale occupata l'unità di studenti e lavoratori è fondamentale� e sentire l'applauso della la folla davanti a me!

Secondo te hanno avuto un ruolo gli studenti che in qualche modo, come te, si occupano di politica, ed avevano le idee più chiare sulle prospettive di costruzione dell'occupazione, anche rispetto agli studenti meno impegnati in una costruzione quotidiana?

Sicuramente è stato positivo perché ovviamente se nessuno di noi avesse fatto politica in precedenza, non si sarebbe riusciti ad arrivare ad un livello come quello di oggi. Sicuramente c'è stato un innalzamento di coscienza politica molto graduale e diffile, che non è concluso, questo è sicuro, perché siamo cresciuti, ma non abbastanza. � anche vero che in questa occupazione hanno partecipato diverse realtà del movimento milanese, sia a livello di realtà autoorganizzate, sia a livello di appartenenti a diversi partiti, Nonostante le differenze, siamo però riusciti a trovare forme d'unione e sintesi in questa occupazione. Questo è importante: essere riusciti a lavorare insieme, pur essendo di realtà differenti e comunque mantenendo l'unitarietà nella direzione e nei contenuti.

Quali a tuo avviso le prospettive per questo movimento?

Si sta creando un coordinamento nazionale con le università occupate, ed è molto positivo. Partecipiamo con un nostra delegazione all'assemblea dei delegati degli studenti delle università a roma, lanciata sempre dalla Sapienza occupata. Questo coordinamento sicuramente non finirà con la fine delle occupazioni ed andrà avanti per cercare sempre di più di aggregare ricercatori e docenti, con la finalità di costruire rapporti di forza maggiori. Considerando anche che i tempi di questo governo non sono così a lungo termine.

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