L'attacco proditorio a Tfr e Pensioni
di Antonino Marceca
Il giorno prima del varo della manovra finanziaria per il 2007 - che nel frattempo è lievitata fino a 40 miliardi di euro - è stato firmato un "Memorandum d'intesa" sulla ennesima riforma del sistema previdenziale. L'attacco alle Pensioni e lo scippo del Tfr va ad aggiungersi ai tagli alla Sanità, ai Servizi sociali, alla Scuola, previsti da una Finanziaria "lacrime e sangue" che fa ricadere i costi della crisi del capitalismo sui lavoratori, mentre aumenta le spese militari per nuove guerre coloniali, travestite da "aiuti umanitari".
In Finanziaria sono previsti interventi sia in materia contributiva sia in ambito del Trattamento di fine rapporto (Tfr), un combinato che prefigura il definitivo smantellamento del sistema previdenziale pubblico. Si attua infatti un aumento dei contributi pensionistici: a carico dei lavoratori dipendenti dello 0,3%, circa 60-80 € l'anno; per i lavoratori parasubordinati dello 4,80% (dal 18,20% al 23 %), per questi lavoratori, essendo i compensi decisi unilateralmente dalle imprese, il padronato scarica l'aumento dei contributi sui lavoratori precari, abbassando i salari. Sotto attacco anche il Tfr, la previdenza complementare viene anticipata di fatto a gennaio 2007 attraverso l'istituzione di un fondo, gestito dall'Inps, alimentato con un contributo pari al 50% del Tfr "inoptato", ossia non indirizzato ai fondi pensioni, destinato a finanziare la contabilità generale (il governo pensa alle grandi opere). Il Tfr è salario differito dei lavoratori che non vengono consultati, mentre quelli che più si agitano sono le aziende, e le loro organizzazioni imprenditoriali, abituati da decenni ad utilizzare il Tfr come liquidità propria. Queste avrebbero preferito piuttosto trasferire tutto il Tfr ai fondi pensione "negoziali" (cogestite da imprese e sindacati), dove ci guadagnano anche loro. Il governo per compensare la perdita da parte delle aziende del Tfr dei lavoratori li esonera dal versare i contributi sociali per la maternità, la disoccupazione, per gli assegni familiari, in più come ha dichiarato il ministro Padoa Schioppa, la norma sul Tfr "inoptato" non sarà applicata alle piccole e medie imprese (Confindustria punta ad escludere le aziende con meno di cento addetti). Quello che si profila è la scomparsa, per i più giovani attualmente al lavoro e per quelli che ci andranno nei prossimi anni, della liquidazione, cioè di quella somma di denaro che fin qui veniva utilizzata dai lavoratori per le grandi spese familiari.
Il Memorandum d'intesa è costituito di appena due pagine, comprendenti nove punti sintetici e chiari che tracciano un percorso da gennaio a marzo 2007 tale da prefigurare la conclusione di quel processo di smantellamento della previdenza pubblica iniziato con la controriforma Dini nel 1995, e che già allora vide l'opposizione di larga parte dei lavoratori, ma anche il consenso del sindacato concertativo. L'atto d'intesa dopo aver espresso una valutazione positiva del modello previdenziale introdotto dalla legge 335/95 (la Dini), con i due pilastri basati da un lato sul modello contributivo, un sistema di calcolo della pensione legato ai contributi effettivamente versati, che nelle condizioni attuali del mercato del lavoro precario significano pensioni da fame, e dall'altro lato sulla pensione complementare integrativa, sacrificando il proprio Tfr, passa a puntualizzare come decisivo il decollo della previdenza complementare. Proprio per questo, nei punti successivi, e ritenuto necessario "allungare l'età pensionabile, anche mediante disincentivi all'uscita dal lavoro"; di rivedere i rendimenti attraverso una revisione dei coifficenti, ossia un nuovo taglio del 6-8% delle pensioni che si aggiunge a quello già operato col sistema contributivo; estendere la previdenza integrativa anche al pubblico impiego.
Negli stessi giorni in cui si elaborava il Memorandum il presidente di Confindustria, Luca di Montezemolo, dopo essersi assicurato il taglio del cuneo fiscale (sul Corriere della Sera si stimano in 25 miliardi di euro i trasferimenti alle imprese previsti dalla Finanziaria), proponeva il "Patto per la produttività" basato su una maggiore flessibilità degli orari e dei salari, i primi crescenti i secondi decrescenti.
Presa conoscenza, prima attraverso indiscrezioni di stampa e poi ufficialmente, dei contenuti del Memorandum d'intesa "le delegate e i delegati Rsu dell'Emilia Romagna riunitisi in una assemblea autoconvocata il 9 ottobre a Bologna si sono espressi contro ogni ipotesi di ennesimo intervento sulle pensioni, per chiedere a Cgil, Cisl e Uil il ritiro della firma apposta sul Memorandum, la sospensione di qualsiasi trattativa e la consultazione dei lavoratori e delle lavoratrici"; quindi hanno proposto "un percorso per un'assemblea nazionale con l'obiettivo di contrastare, anche sul terreno dell'iniziativa vertenziale, l'attacco alle pensioni", dando appuntamento per il 23 ottobre a Bologna. La reazione dei delegati dell'Emilia Romagna non è un caso isolato, nei direttivi di categoria della Cgil, nelle Camere del Lavoro, innumerevoli sono gli interventi contro la Finanziaria e contro il Memorandum, mentre rimane inevasa la richiesta di sciopero generale: dovrebbe essere compito della sinistra sindacale in Cgil, la Rete 28 aprile, farsi carico di questa richiesta dei delegati e dei lavoratori, uscendo finalmente dalla ambiguità.
I sindacati di base (Cub, Slai Cobas, Conf. Cobas, Usi, Usi Ait, A.L. Cobas) hanno proclamato unitariamente lo sciopero generale per il 17 novembre contro la manovra finanziaria, su una base comune e condivisa di obiettivi immediati. Questo appuntamento può e deve diventare l'appuntamento di lotta dei lavoratori e delle masse popolari, di tutta la sinistra sindacale non concertativa, compresa la Rete 28 aprile in Cgil: lo chiedono i delegati più combattivi, lo richiede la fase politica e sindacale. Lo stesso sciopero proclamato per il 17 novembre da parte di Cgil, Cisl e Uil del settore Università e Ricerca contro i tagli previsti in Finanziaria va incanalato in questa direzione.
Progetto Comunista - Rifondare l'Opposizione dei Lavoratori già dopo il varo del Dpef, con la propria "Lettera aperta alla sinistra e al sindacalismo di classe", ha mobilitato tutte le proprie forze militanti e simpatizzanti per la costruzione dello sciopero generale contro il governo e contro il padronato su una piattaforma unitaria e condivisa. In questo senso continueremo a muoverci.