Partito di Alternativa Comunista

Lo Stato spagnolo all’indomani delle elezioni

Lo Stato spagnolo all’indomani delle elezioni

 

 

 

di Corriente Roja (sezione della Lit-Quarta internazionale)

 

 

Alla fine il timore dell'ingresso di Vox [Partito di estrema destra, ndt] nel governo, insieme con le menzogne del blocco di destra e alle scandalose relazioni di Feijoo [presidente del Pp, ndt] con il narcotrafficante Marcial Dorado, sono serviti a impedire al Pp [Partito popolare, principale partito di centrodestra, ndt], nelle elezioni del 23 luglio scorso, la vittoria schiacciante che tutti i sondaggi davano per scontata. Se fino a metà campagna elettorale nessuno dubitava che Feijoo avrebbe vinto le elezioni, con l'avanzare della campagna sembrava sempre meno certo che ciò sarebbe avvenuto con la maggioranza necessaria per formare un governo.
I suoi accordi con Vox per la formazione dei governi comunali e regionali dopo le elezioni locali del 28 maggio sono stati decisivi in queste elezioni generali per lo spostamento a sinistra di alcuni settori indecisi e di altri che non pensavano nemmeno di andare votare in questa democrazia per soli ricchi. Ci
ò ha favorito l'affluenza alle urne, che è aumentata di quasi 3 punti rispetto alle elezioni generali del novembre 2019, attestandosi al 69,07%.
Quanto a Vox che, oltre ai consueti discorsi di odio, ha presentato un programma che comprendeva misure come l'abrogazione della legge sull'aborto e l'annullamento delle comunità autonome, si registra un calo significativo rispetto alle precedenti elezioni generali, passando da 52 a 33 deputati.

 

Una vittoria amara per il Pp che non basta per governare

Nonostante ciò, questo 23 luglio il Pp ha vinto le elezioni iniziando a recuperare consensi a destra, per la scomparsa di Ciudadanos [partito politico populista di destra, ndt] e sottraendo voti a Vox. Ma ne è scaturita una vittoria insufficiente e molto amara che, nonostante 47 seggi in più rispetto al 2019 e 300.000 voti in più del Psoe [Partito socialista, che ha un orientamento liberal-riformista, ndt], ha ottenuto un risultato ben lontano da quello che ci si aspettava. Un risultato che impedisce al Pp quasi ogni possibilità di governo, anche se ha accettato l’investitura per tentare di costituirlo. Per ottenerla, ha fatto riferimento al fatto di essere la lista più votata alle elezioni comunali del 28 maggio e al fatto di aver raggiunto una comoda maggioranza assoluta al Senato.
Psoe e Sumar [coalizione di partiti della sinistra riformista, ndt], dal canto loro, hanno portato avanti una campagna elettorale in cui, tranne che in alcuni momenti e relativamente a rivendicazioni specifiche, Yolanda Díaz di Sumar e Sánchez del Psoe si sono a malapena differenziati l'uno dall'altro e hanno fatto tandem
, invece, nel loro appello al voto utile, con l'obiettivo di riproporre un governo di coalizione progressista ancora più moderato. Un blocco progressista che si è concentrato sulla difesa delle misure del governo precedente, oltre a fare qualche vaga promessa per il futuro.
Sebbene sembrerebbe più facile per il Psoe e Sumar governare rispetto al Pp, non è facile nemmeno per loro, poiché hanno bisogno dell'appoggio di tutti i sostenitori che hanno avuto nel 2019, oltre che dell'astensione di Junts [Partito politico indipendentista catalano
, ndt]. Per questo motivo non possiamo escludere la possibilità che le elezioni vadano ripetute, come è successo nel 2019.
Al di là dei negoziati da entrambe le parti per cercare di formare un governo, i risultati delle elezioni mostrano come il sistema bipartitico sia stato di fatto restaurato.

 

Partiti indipendentisti con risultati contrastanti

Mentre nei Paesi Baschi EH-Bildu [coalizione basca di sinistra, ndt] lotta per l'egemonia contro il Pnv [Partito nazionalista basco, ndt] e contro il Psoe, con un'affluenza che sale di oltre un punto, in Catalogna il Psc [Partito socialista catalano, ndt] è il chiaro vincitore di queste elezioni, mentre i partiti pro-indipendenza retrocedono sia a destra che a sinistra, venendo puniti per il loro ritorno all'autonomismo, l'abbandono di coloro che hanno subito la repressione e il tradimento della lotta per il diritto all'autodeterminazione. Junts, nonostante sia ancora fondamentale per l'investitura del nuovo governo, ha perso 1 seggio e più di 100.000 voti. Erc [Sinistra repubblicana di Catalogna, ndt] ha perso quasi la metà dei voti e la Cup [Candidatura di unità popolare, ndt] è rimasta senza rappresentanza in parlamento, perdendo quasi due terzi dei voti, il che lascia la sinistra filo-indipendentista in una crisi piuttosto significativa per quanto riguarda le elezioni regionali.
In Galizia, l'affluenza alle urne è superiore alla media del resto della Spagna, più di 17 punti in più rispetto all'anno precedente, e il Bng [Blocco nazionalista galiziano, ndt] conferma il suo risultato precedente con un leggero aumento dei voti.

 

L’estrema destra non si sconfigge nelle urne, né con politiche pro-capitaliste

Pur comprendendo il sollievo di una parte della classe operaia e dei giovani per il risultato elettorale, va sottolineato che le cause sociali e politiche del rafforzamento dell'ideologia di estrema destra non scompariranno nella prossima legislatura.
Esprimere un voto alle urne ogni quattro anni nell'ambito di un sistema elettorale che per di più è antidemocratico, perché non riconosce nemmeno il principio elementare di «una persona, un voto», non è sufficiente a porre fine alle condizioni sociali che permettono il rafforzamento della destra e dell'estrema destra.
La cosiddetta sinistra progressista è la principale responsabile dell'avanzata della destra negli ultimi anni. Quella che il Psoe e i suoi alleati chiamano «ondata reazionaria» non è altro che un'espressione della polarizzazione sociale e del malcontento nei confronti del governo, un prodotto dell'aggravarsi della crisi socio-economica e ambientale del capitalismo, a cui le forze «progressiste» sono incapaci di dare una risposta.
Stiamo vivendo la stabilizzazione del regime monarchico, che aveva iniziato a vacillare con il 15 maggio e grazie al movimento indipendentista catalano, lotta culminata con l'integrazione di Podemos nel governo e la normalizzazione dell'indipendentismo nell'autonomismo di Erc e Junts.
Corriente Roja non si è mai stancata di denunciare, negli ultimi tre anni, il crescente divario tra la propaganda progressista del Psoe e dell'Up [Unidad Podemos, ndt] al governo e la dura realtà. Al di là di alcune briciole e misure meramente elettorali, questo governo non ha posto fine alla miseria e alla disuguaglianza né allo smantellamento del settore pubblico.
Iniziarono promettendo di abrogare la riforma del lavoro di Rajoy e hanno finito per preservarne gli aspetti più dannosi. La loro legge sugli alloggi non riconosce la casa come diritto fondamentale e non propone l'esproprio delle case vuote in mano agli istituti finanziari e alle banche per creare un patrimonio abitativo pubblico da destinare all'affitto sociale. La loro riforma delle pensioni aumenta il numero di anni di contributi per poter accedere al 100% della pensione, per non dimenticare che nel 2022 sei pensioni su dieci erano inferiori a 1.000 euro. Il governo di coalizione non ha mai messo in discussione la legge 15/97, che ha aperto le porte alla privatizzazione e allo smantellamento della sanità pubblica. Nel 2022 i profitti delle imprese sono cresciuti 7 volte di più dei salari.
La loro coalizione non è servita nemmeno a ottenere maggiori libertà democratiche. Non hanno abrogato la Ley Mordaza [letteralmente «
legge bavaglio», che vieta molte manifestazioni, ndt] e hanno proseguito con la brutale repressione di qualsiasi tentativo di ottenere il diritto all'autodeterminazione delle nazionalità oppresse in questa prigione dei popoli che è lo Stato spagnolo, preservando così un regime che conserva l'essenza delle strutture giudiziarie e militari di Franco. È così che la sinistra parlamentare combatte la reazione a parole, ma, nei fatti, con il suo permanente tradimento degli interessi dei lavoratori dello Stato spagnolo, finisce solo per stendere un tappeto rosso alle istituzioni borghesi.

Sumar o il «capitalismo a colori» in cui vive Yolanda Díaz

Per quanto riguarda Sumar, che si posiziona come quarta forza più votata - ma perde sette seggi rispetto a quelli ottenuti da Podemos-Iu, Más País e Compromís che erano insieme alle elezioni generali del 2019 - la maggior parte delle misure contenute nel suo programma non sono altro che proposte, suggerimenti o desideri («promuoveremo», «porteremo avanti»...) senza alcuna specificità o impegno esplicito da parte di chi li sottoscrive. Abbiamo già visto come i partiti di questo spazio politico non abbiano mantenuto le loro promesse legislatura dopo legislatura, quando hanno governato o co-governato.
Le poche misure ridistributive contenute nel loro programma - come il miglioramento del salario minimo, l'erogazione di un sostegno di emergenza per le famiglie con mutui a tasso variabile o il mantenere i beni primari a prezzi accessibili - non sono sufficienti per affrontare la situazione sociale esistente; è come curare una malattia grave con un'aspirina. Nulla cambierà se non cambierà la base materiale dello sfruttamento e dell'oppressione subiti dalla maggioranza sociale in questo sistema economico ingiusto.
Invece di politiche per sottrarre i servizi pubblici alle grinfie del mercato, guidato dalla logica del profitto privato e non dalla garanzia dei diritti, e di misure per garantire l'accesso universale dei giovani all'istruzione, alla sanità e a un alloggio pubblico dignitoso, Sumar propone un «patrimonio universale di 20.000 euro», seguendo la stessa logica del Psoe di mettere il denaro pubblico in mani private.
Lo stesso si può dire delle sue proposte di partnership pubblico-privato per l'attuazione della transizione energetica all'interno di un capitalismo verde che si sta rivelando una vera e propria frode. Una transizione verde che non è una transizione verde e che non ha altro scopo che quello di inondare gli oligopoli con i soldi dei fondi europei, che poi andranno restituiti. Alcune delle misure di Sumar per una giusta transizione energetica sono progressiste, ma se non includono l'esproprio delle multinazionali dell'energia diventano una pura chimera.
Abbiamo già visto in questi anni del governo più progressista della storia dove ci porta subordinare la riduzione della giornata lavorativa, la condivisione dei compiti di cura (che continuano a ricadere soprattutto sulle donne) o gli aumenti salariali al trito dialogo sociale di cui si vanta Yolanda Díaz. Parlare di «democratizzazione delle imprese e introduzione di meccanismi per una maggiore partecipazione delle persone che vi lavorano», ignorando il conflitto capitale-lavoro, è semplicemente una presa in giro.
Non è possibile regolare o controllare il mercato, né tanto meno cambiare l'attuale modello produttivo ed economico, riformando l'attuale capitalismo monopolistico in crisi e in decomposizione, mentre nel programma di Sumar viene tinto di rosa e idealizzato. L'eterna promessa del riformismo di ottenere dalle istituzioni un capitalismo equo dal volto più umano non è altro che un'utopia reazionaria. Allo stesso tempo, nel programma non c'è una sola parola di critica rispetto l'aumento delle spese militari, che non vengono messe in discussione.
Non c'è nemmeno una messa in discussione di questo regime corrotto e antidemocratico e delle sue istituzioni ereditate dal franchismo. È così che si rinuncia al diritto di autodeterminazione nazionale dei popoli e al referendum tra Repubblica o Monarchia. La loro soluzione per porre fine al conflitto catalano, come quella proposta dal Psoe, ci riporta nel vicolo cieco del dialogo all'interno del quadro costituzionale.
Allo stesso modo, appellarsi al cambiamento delle regole del gioco dell'Ue come proposto nel programma serve solo a confondere e a fuorviare sulla natura dell'Ue come macchina da guerra del capitale contro la classe operaia e le masse popolari. In realtà, l'Ue ha annunciato il ritorno alle regole fiscali con le quali sia Sánchez che i suoi colleghi hanno deciso di tornare a giocare.
Yolanda Díaz ha già preso l’impegno, il che può solo significare ulteriori tagli alla spesa sociale.

 

Per un programma di indipendenza di classe e di rottura con il regime

Da parte nostra, questo 23 luglio abbiamo chiesto il voto nullo come forma di protesta e di denuncia contro il Regime del ‘78 e tutti coloro che continuano a cercare di perpetuarlo a tutti i costi, anche abbellendolo. Lo abbiamo fatto puntando sull'organizzazione, la lotta e la mobilitazione della classe operaia come unico modo per porre fine alla povertà, alla precarietà e alla violenza di questo sistema economico.
Come unico modo per affrontare l'avanzata della propaganda reazionaria della destra e dell'ultradestra nei nostri quartieri, nei luoghi di lavoro e di studio e come unico modo per strappare a tutti i governi capitalisti, comunque si chiamino, i diritti democratici che questo regime corrotto, erede del franchismo, ci nega.
Qualunque cosa accada nelle trattative per la formazione di un governo e dopo i postumi della sbornia elettorale, chiediamo alla classe operaia, ai giovani e ai settori oppressi di non abbassare la guardia. Indipendentemente da chi governerà, il loro primo compito sarà quello di rispettare il mandato dell'Ue di attenersi al deficit del 3% e di ripagare il debito pubblico a scapito della spesa sociale. Un impegno che Sánchez e Yolanda Díaz si sono già assunti.
È necessario organizzarsi e mobilitarsi fin da oggi per lottare per un vero programma di cambiamento sociale e democratico, sulla strada del superamento del regime capitalista del '78. Un programma che cambi anche le basi economiche di questo sistema economico ingiusto che minaccia l'esistenza umana e la vita sul pianeta. Un programma di vero cambiamento e rottura che apra la strada a un governo dei lavoratori, l'unico che può cambiare le basi di questo sistema che ci schiaccia e così condurci verso un futuro socialista.
Per difendere un tale programma, dobbiamo costruire un partito rivoluzionario che non miri a gestire il sistema capitalistico dalle istituzioni, ma a rovesciarlo dall'esterno. Venite a organizzarvi con noi!

 

 

 

 

 

 

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