13 febbraio: la manifestazione "delle donne"
Perché non ci piace l'appello "se non ora quando"
di Pia Gigli
All'appello
"trasversale" hanno aderito, completamente appiattiti e senza nessun distinguo
o approccio critico, altre forze della sinistra come Sel (Sinistra e Libertà) e
la Federazione
della sinistra (Rifondazione e Pdci).
Bene, qualcuno dirà,
finalmente le donne tornano in piazza in tante, e senza dubbio la
manifestazione intercetterà un disagio sociale diffuso, sul tipo del raduno del
movimento "Libertà e giustizia" del Palasharp di qualche giorno fa a Milano.
Le donne comuniste,
noi pensiamo, hanno il compito, sempre difficile ma necessario, di elaborare
una lettura di classe di quanto succede e, per questo motivo, noi pensiamo che
quello del 13 febbraio è un appello che non si può sottoscrivere, e ciò per
diversi motivi.
La manifestazione, ci
tengono a precisare le organizzatrici, non ha "colore politico", vuole essere
il grido di sdegno da parte delle popolazione femminile italiana stanca di
essere rappresentata "come oggetto di scambio sessuale".
Quali donne?
L'appello è rivolto
alle donne borghesi, bianche (è rivolto alle italiane) e cattoliche (per questi
motivi è stato sottoscritto senza problemi dalla parlamentare finiana Perina).
Con questi contenuti l'appello taglia fuori, nei fatti, la maggioranza delle
donne oppresse sia per il fatto d'essere donne, sia perché povere e sfruttate
dal sistema capitalistico. Sono accomunate, nell'appello, le donne che lavorano "in casa "o" fuori casa"
(peccato che quelle che lavorano fuori casa per lo più hanno il peso anche del
lavoro domestico; la maggioranza, infatti, non si avvale dei servizi di colf e
badanti immigrate, e donne anche loro), quelle che "creano ricchezza" e quelle
che cercano lavoro, (imprenditrici e giovani proletarie precarie e disoccupate,
tutte nella stessa barca), ma tutte hanno contribuito a costruire la "nazione"
democratica. Bene, secondo le trasversali firmatarie, il ruolo di questa
maggioranza di donne che lavorano per il bene della nazione è messa in
discussione dalla "rappresentazione delle donne come nudo oggetto sessuale..."
offerte dai media. Inoltre la vendita di "bellezza e intelligenza" in cambio di
facili guadagni (leggi prostituzione, mai nominata) cosa produce? Crea una
mentalità e derivati comportamenti che "stanno inquinando la convivenza sociale
e l'immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e
religiosa della nazione". E' evidente che l'appello prende le mosse
dall'indegno spettacolo offerto dalle indagini e intercettazioni in corso, sui
festini del "sultano" Berlusconi, fatti questi che una volta di più mettono in
evidenza il marciume di questo sistema di potere. Ma nonostante questo, non
s'invoca la caduta del governo Berlusconi, mentre si rivendica il rispetto
delle sacre istituzioni borghesi. Infine s'invoca dignità per le donne e
"amicizia" da parte degli uomini.
Quello che emerge
nell'appello è dunque una polarizzazione tra "queste" donne che contribuiscono
in vario modo allo sviluppo del Paese, ma il cui ruolo non è riconosciuto, e
modelli di donne che fanno facili carriere o facili guadagni legati alle
proprie prestazioni fisiche o sessuali. Si tratta dell'altra faccia della
morale borghese che Berlusconi ha semplicemente portato allo scoperto, ma di
cui sono intrise tutte le classi dirigenti del sistema capitalistico. La stessa
prostituzione è strettamente legata a questo sistema di dominio e alla
riduzione a merce d'ogni cosa vivente o inanimata.
E' evidente l'assenza
d'ogni riferimento di classe in quest'appello volutamente ecumenico il cui
fine, proprio per questo, sembra essere quello di ingarbugliare le carte in
tavola, costruendo uno sfogatoio dal versante dell'orgoglio di genere e su basi
morali, in una logica tutta interna ad un sistema dove la questione femminile e
quella di genere non possono essere risolte. La necessaria battaglia contro la
mercificazione del corpo femminile, portata al parossismo in questo clima
politico da fine impero, la rivendicazione di una sessualità libera e
autodeterminata non sono, invece, per noi scisse da un profondo cambiamento di
sistema, dalla costruzione di una società socialista.
Facciamo chiarezza: la complicità delle donne del centrosinistra
Allora occorre fare un
po' di chiarezza.
Ci vengano a spiegare
le parlamentari del Pd promotrici ed aderenti all'appello cosa hanno fatto ieri
al governo e oggi all'opposizione per impedire la distruzione dello stato
sociale pubblico, dal momento che hanno sostenuto la sussidiarietà, le
privatizzazioni, i tagli alla sanità pubblica, e hanno sottoscritto proposte di
legge contro le donne, come la legge Tarzia (di centrodestra) del Lazio che
ridimensiona i consultori e li svende alle associazioni cattoliche. Ci vengano
a spiegare cosa hanno fatto contro il lavoro precario delle donne dal momento
che hanno approvato la legge che ha rivoluzionato il mercato del lavoro
introducendo un gran numero di contratti precari, il pacchetto Treu. E ancora,
non saranno mica profondamente ipocriti i loro rituali proclami contro la
violenza sulle donne, dal momento che proletarie immigrate sono rinchiuse e
sottoposte a forme di violenza proprio in quei lager, oggi Cie e ieri Cpt,
inventati proprio dalla legge Turco-Napolitano? Non sarà che proprio qualche
ministro dell'università di centrosinistra ha riformato in senso privatistico e
squalificato l'Università aprendo la strada al peggioramento della Gelmini?
Il grido delle piazza reale del 16 dicembre e del 28 gennaio. Se non ora quando?
Alla segretaria Cgil
Camusso poi, siamo noi a chiedere "se non ora quando?", così come hanno chiesto
migliaia di lavoratori e di lavoratrici, di studenti e di studentesse scesi in
piazza il 16 dicembre e poi il 28 gennaio contro governo, Marchionne e
Confindustria, rivendicando lo sciopero generale. Solo la mobilitazione
d'operai ed operaie, di lavoratori e lavoratrici e di tutti i settori sfruttati
e oppressi della società, solo uno sciopero generale e prolungato potrà far
cadere il governo Berlusconi ed aprire i giochi verso una prospettiva
d'indipendenza di classe dal centrodestra e dal centrosinistra. Pensiamo che,
con questo appello invece, la questione femminile sia strumentalizzata con il
fine di comporre una nuova "santa alleanza" cui si uniranno Sel e Rifondazione,
in previsione dell'alternanza borghese che si prepara per il dopo Berlusconi,
quando un nuovo governo di centrosinistra governerà in favore di Confindustria
e approverà, come già fatto, leggi contro i lavoratori e le lavoratrici,
privatizzazioni e taglio dei servizi, contribuiti alle scuole private, con il
silenzio di Cgil e degli alleati della sinistra .
Motivo in più per dire
"non in nostro nome" nella piazza del 13 febbraio.